Il punto del Direttore

Una notizia rivela che qualche cosa è cambiato anche nella ricerca del personale, sia per la scelta dei candidati sia per la natura delle aziende di cacciatori di teste.

“Eric Salmon è la società italo-francese di executive search, prima in Italia ad essere diventata ‘società benefit’, che nel loro oggetto sociale insieme con la creazione di un utile, hanno lo scopo di generare il benessere della comunità.  Simone Maggioni, CEO, è nel Gruppo (che conta 130 dipendenti) da quasi 4 anni.” (Corriere della Sera, 28 Ottobre 2021, pag.37).

Infine già Dotto ReSearch il 14 Aprile 2020 scriveva. «“L’head hunter: candidati sostenibili sempre più richiesti”. Il cacciatore di teste rileva un aumento della sensibilità delle imprese sul tema della sostenibilità, che va oltre il raggiungimento della compliance normativa. Questi clienti chiedono profili professionali che si integrino con i valori aziendali. (…) La sostenibilità ha un peso che è destinato a crescere.»

Qualcosa è cambiato. Meglio: qualcosa si è evoluto e c’è attenzione ad introdurre nel mercato del lavoro persone che abbiano una sensibilità, una visione, una professionalità che sappia cogliere i valori aziendali e una capacità di introdurre, guidare, recepire ed indicare linee guida per un cambiamento innovativo per la crescita in chiave di sviluppo sostenibile.

Noi di CSRoggi incontriamo spesso CSR manager e notiamo la loro crescita professionale all’interno dei board aziendali. Non si tratta solo di essere capaci di proporre una Reportistica, ma spesso di guidare gruppi di lavoro fatti da stakeholder per attivare percorsi aziendali che migliorino ogni singolo item destinato a far fare un salto di qualità nella vita dell’impresa.

Crescono anche nelle Università i futuri professionisti della Sostenibilità.
E’ una saggia evoluzione che induce speranza.
Questa speranza è oggi protagonista.

Si apre COP26 settimana ventura. Ogni nazione è impegnata a combattere il cambiamento climatico. La svolta green è sulla bocca di tutti.
Oltre alla volontà politica indispensabile per ogni radicale trasformazione, sono necessarie le persone che sappiano valutare se tale cambiamento è in atto e se le diverse azioni intraprese, nel loro insieme, hanno raggiunto gli obiettivi.

Il saggio CEO di una azienda può dare il là a trasformazioni, insieme al suo Board.
Ma le misurazioni, la reportistica, la capacità di integrare stakeholder interni ed esterni appartiene a figure aziendali che abbiano competenza precisa e sappiano fare un “controllo di gestione” tale da assicurare il passaggio da una vecchia procedura ad una nuova.

Il pensiero va soprattutto alle PMI in Italia, che rappresentano la grande intelaiatura della imprenditorialità economica che produce reddito.
Il PIL cresce se le PMI crescono.
Le grandi aziende hanno un ruolo decisamente importante, ma mai quanto le medie e piccole realtà produttive.

Ebbene chi si può permettere di assumere un CSR manager?
Quale piccolo imprenditore vorrà trasformare la propria azienda in una B Corp o in una Benefit?
Sembra una strada chiusa per i manager della Sostenibilità, ma non è così.
Vi sono realtà consulenziali capaci suggerire concretamente una transizione verso il meglio.

Se l’azienda ha un fatturato più importante tra le PMI può accorgersi che un CSR Manager vale forse di più di una Direttore Marketing che si occupa quasi esclusivamente di comunicazione, non solo per le competenze sulla transizione innovativa, ma soprattutto per la versatilità di questa professione, capace di leggere il mercato in modo aperto e profittevole, di dialogare con fornitori e territorio in modo da migliorare le performance di costoro e legare ai territori molte iniziative. La conoscenza della vita aziendale è un valido aiuto all’HR, la comunicazione è una parte importante del percorso professionale di un CSR manager.

La figura del CSR Manager in azienda fa fare quel salto di qualità che produce una evoluzione positiva introducendo in modo accessibile ogni novità possibile.
Ne guadagna il profitto aziendale, la reputazione che è fonte di guadagno, la relazione che è fonte di sviluppo, l’integrazione delle risorse interne – spesso un difficile obiettivo – che devono operare per comuni obiettivi.
Non si può fare un cambiamento senza risorse qualificate.

Se la trasformazione degli Stati è auspicata da tutti, non saranno solo le leggi a produrre cambiamenti. E non sarà soltanto l’investimento economico a produrre una inversione di tendenza e far diminuire il CO2.
Alla base ci sono le persone che fanno e devono operare.
Vi saranno nuove risorse economiche (PNRR) e progetti finanziati da più parti che dovranno trovare persone capaci di fare …e non solo di apparire professionali.
Gli imprenditori hanno una grande responsabilità in questo cambio di paradigma.
Giocare sulla pelle altrui per guadagni immediati non funziona più.

O si è insieme per cambiare la tendenza alla autodistruzione del pianeta o si è responsabili verso le nuove generazioni del male più grande che c’è: la invivibilità e la sollevazione delle forze incontrollate della natura contro l’uomo. La fase autodistruttiva è già in atto: occorrono sforzi comuni e persone illuminate aiutate da vere risorse capaci.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

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