Il punto del Direttore

 

 

 

Ci sono tante ricerche di mercato che piovono da ogni dove, che cercano di disegnare il passo della Sostenibilità su ogni versante economico.
Noi siamo rimasti stupiti ed interessati a quella di Markonet «Sostenibilità alla Sbarra» che speriamo arrivi in libreria presto.

Dopo un salone della CSR che ha documentato la vivacità di imprese e settori economici attenti ad approfondire il cammino dello sviluppo sostenibile in modo molto positivo, davanti a questa ricerca abbiamo sobbalzato: è un Report che abitualmente ConsumerLab pubblica tutti gli anni: in questa occasione, trascinati dagli eventi di COP26 e dalla cronaca prendiamo atto solo di un dato su cui desideriamo riflettere: le cose non stanno andando così bene per la Sostenibilità!

Partiamo con una domanda: quanto giunge alla gente (di comprensibile!) del “Tam…Tam” che cresce sulla sostenibilità? Dei Bilanci e delle DNF quali pensieri giungono al consumatore finale in termini di consapevolezza? Gli Spot fino a che punto hanno accresciuto la consapevolezza sulla CSR?

Recita un piccolo passaggio della Ricerca:” la diffusione dei Bilanci di Sostenibilità è scarsa, come è irrisorio il numero di quelli redatti in rapporto con le imprese che avrebbero o potrebbero redigerlo. Il Rapporto tra Bilanci di Sostenibilità pubblicati e le imprese con più di 20 addetti risulta pari all’1,7%; il rapporto dei Bilanci di Sostenibilità pubblicati e le imprese con più di 10 addetti risulta pari allo 0,63%”

Se ne deduce non solo una valutazione di operatività aziendale da parte delle PMI e una scarsa conoscenza dei consumatori.
L’intelaiatura della economia italiana è basata sulle PMI che in parchi industriali ben definiti proteggono e fanno crescere il nostro PIL.
Le grandi aziende, pubbliche e private di un certo peso svolgono egregiamente il loro compito anche se sempre più spesso assistiamo a fenomeni di delocalizzazione o a chiusura degli impianti con la conseguente perdita del lavoro.
E’ pur vero che COVID-19 ha fatto disastri nelle piccole aziende di 10 o 20 dipendenti e che oggi il tema del recupero della forza lavoro e della capacità produttiva è ancora al di là della risoluzione.

In questo modo si pongono due questioni essenziali:

  • L’attenzione alle PMI;
  • La comunicazione e la comprensione del consumatore.

Le due questioni viaggiano insieme.

La crescita della consapevolezza sul valore dei processi economici saldati dalla CSR fa crescere la partecipazione delle PMI; una legislazione che aiuti le PMI a innovare alla luce della sostenibilità attraverso – magari – il PNRR sfocia in una maggiore percezione del valore degli ESG.
Abbiamo bisogno di fare ogni sforzo possibile per fermare il degrado climatico – una sofferenza per tutti – e contemporaneamente allargare il quadro culturale su altre misure della economia che tra l’altro portano beneficio al clima.

La misurazione del consumatore in editoria ad esempio è una grande scommessa vinta attraverso diverse ricerche di mercato che hanno qualificato i lettori, le loro propensioni all’acquisto, le tendenze dei prodotti misurate sulla qualità editoriale.
Sulla Sostenibilità le ricerche, che hanno un valore inizialmente di natura culturale – la consapevolezza si raggiunge attraverso il passaggio della ragione – hanno per lo più una misurazione di impatto che valuta il percepito di ciò che si è fatto.
Questa è una misurazione ben presente in questi anni.
Il rapporto innovazione/sostenibilità e percezione del valore è una conquista per il futuro.

Sulle PMI si vede un fermento ed una attenzione non vaga.
Vi sono esempi che anche CSRoggi ha documentato (il numero di Giugno) ma c’è molto da fare.
C’è da intervenire anche a livello legislativo: nel 2023 dovrebbero arrivare obblighi quantitativi anche ad aziende con fatturato e numeri inferiori alle attuali 200 circa obbligate alla DNF.

Verrà il momento che Associazioni Imprenditoriali, Sindacati, mondo del Pubblico Impiego si decideranno a misurare l’impatto del proprio lavoro con i consumatori finali, con i cittadini offrendo elementi di sicurezza e dati inoppugnabili.
Il marketing aziendale ha cambiato la faccia dell’impresa piccola o grande.
Ora è la volta della Sostenibilità che deve fare chiarezza sul mercato, disegnando percorsi e fatti comprendibili di natura etica, per tutti.
Forse si approfondiranno gli SPOT TV che si concludono con “noi siamo sostenibile” e che ora lasciano il consumatore con un grande punto di domanda davanti agli occhi.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

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