Abbiamo incontrato Silvia Candiani, Country General Manager di Microsoft Italia. Con lei abbiamo parlato di sviluppo sostenibile e innovazione.

Dottoressa Candiani, il nostro magazine si occupa da sempre di sostenibilità, nelle sue diverse accezioni, e di innovazione con riferimento all’Agenda ONU 2030. Nella sua attività, nella guida del team più stretto che collabora con lei, che ruolo ha la sostenibilità?

«Nel nostro piano di investimento per il Paese, lanciato lo scorso maggio 2020 con il nome di “Ambizione Italia: Digital Restart”, ci sono tre aree di focalizzazione, oltre a quella tecnologica dei servizi cloud: formazione, innovazione per imprese e PA e sostenibilità. Abbiamo infatti pensato di lanciare prossimamente un’Alleanza per la Sostenibilità, con l’obiettivo di offrire le tecnologie per aiutare le organizzazioni pubbliche e private a creare nuove soluzioni a supporto della sostenibilità italiana. Questa iniziativa contribuirà al New Green Deal nazionale, cogliendo anche lo spunto dei nuovi Next Generation Fund che vanno in questa direzione, creando un ecosistema di open innovation per far fronte alle sfide climatiche e ambientali più urgenti, guidando l’Italia verso un futuro sostenibile. L’impegno sulla sostenibilità è globale, infatti Microsoft si impegna a ridurre al minimo l’impatto ambientale dei propri prodotti e delle attività, investendo in nuove tecnologie e collaborando con i propri partner in tutto il mondo per sviluppare modelli innovativi a supporto della transizione verso un futuro sostenibile e a basse emissioni di carbonio. Questo impegno rientra nell’obiettivo di Microsoft di diventare carbon negative entro il 2030 e di rimuovere dall’ambiente, entro il 2050, tutto il carbonio emesso dall’azienda in modo diretto o a causa dei propri consumi elettrici a partire dal momento della fondazione nel 1975».

Lo sviluppo sostenibile è al centro di molti processi di innovazione. Qual è la sua valutazione su quanto si sta realizzando in Italia? È evidente che la Sostenibilità non ha solo a che fare con la cura dell’ambiente, ma che implica ampi settori della economia e del rinnovamento sociale. Che ruolo svolge la tecnologia digitale?

«Sicuramente il tema sostenibilità non riguarda solo i temi “green” ma in generale l’approccio che una società ha nel mercato in cui opera. Da quando siamo presenti nel Paese, abbiamo affiancato con i nostri partner sul territorio, individui e organizzazioni per fare di più con la tecnologia, non solo in senso stretto di adozione di nuove soluzioni digitali ma accompagnando il loro percorso con attività formative, di avvicinamento e comprensione delle potenzialità offerte dall’innovazione. Non solo, il nostro impegno nel Paese va nella direzione di aiutare anche gli studenti e il mondo dell’educazione a ottimizzare la didattica con forme digitali e a prepararsi al futuro mondo del lavoro che, anche dopo la pandemia, richiederà sempre nuove competenze digitali. C’è infine un altro punto che mi preme sottolineare e che fa parte di un contributo sostenibile e riguarda i temi etici della tecnologia, siamo infatti impegnati da anni nel definire i confini entro i quali l’innovazione, in particolare quella legata all’Intelligenza Artificiale, può agire per il bene degli individui e delle organizzazioni. Mi piace sempre pensare all’AI non tanto come soluzioni che sostituiranno persone e lavoratori, quando a una sorta di “fattore X” che consentirà a tutti di concentrarci sulle attività umane ad alto valore: creatività, problem solving e ingegno».

Il periodo che stiamo vivendo, che rivela grande incertezze per il Covid-19, come è stato vissuto in Microsoft: la domanda è tanto più interessante perché lo smartworking era una modalità di lavoro già consolidata nella Sua azienda. Quale ruolo possono ancora avere le relazioni dirette, interpersonali che mancano a molti?

«Il nostro CEO globale, Satya Nadella, racconta che il mondo ha fatto in due mesi un salto nella trasformazione digitale pari a due anni. Se l’emergenza sanitaria ha fatto accelerare l’adozione di nuove tecnologie per nuovi modi di lavorare, certamente molte organizzazioni non erano pronte da un punto di vista organizzativo, di processi e culturale per affrontare questo repentino cambiamento. Per noi, che abbiamo iniziato il percorso di smartworking 10 anni fa, cultura, organizzazione, processi, tecnologia e processi vanno sviluppati in sinergia per consentire alle persone di trovare nuovi modi di lavorare più efficienti, produttivi e in particolare che concilino vita privata e professionale. La pandemia ha cambiato la cultura del lavoro per sempre, accelerando una maggiore compenetrazione di vita lavorativa e privata. Abbiamo recentemente pubblicato i risultati della nostra Ricerca Work Trend Index di Microsoft dove emerge che I confini della giornata lavorativa canonica 9-18 potrebbero sbiadire. I trend di utilizzo di Teams dimostrano che le persone sono più attive la mattina e la sera, ma anche nei weekend. Sempre secondo queste analisi, gli uffici fisici non scompariranno: secondo gli studi di Microsoft il lavoro del futuro sarà più probabilmente un mix fluido di incontri fisici e collaborazione da remoto. L’ 82% dei manager a livello globale e addirittura l’89% in Italia si aspetta policy più propense al lavoro agile nella fase post-pandemica. In Italia il 72% di manager e dipendenti ha proprio espresso il desiderio di continuare a lavorare da casa almeno part-time».

Il suo curriculum professionale è davvero ricco. Le sue scelte professionali sembrano essere un percorso perfetto per giungere all’apice della carriera. Quale è il segreto di questo percorso? Incontri fortunati o più semplicemente la tenacia di chi ama il suo lavoro? Cosa può suggerire alle giovani studentesse e a tutti i ragazzi, per raggiungere obiettivi ambiziosi?

«Faccio spesso riferimento al fatto che se un algoritmo avesse dovuto scegliere l’Amministratore Delegato di Microsoft basandosi sui miei predecessori non mi avrebbe scelto. È una battuta, ma indica l’impegno che la mia azienda ha fatto e sta facendo per portare avanti politiche meritocratiche che pongano al centro della valutazione ogni individuo a prescindere dal genere, favorendo sempre nei colloqui un equilibrio tra donne e uomini come candidati per dare a tutti la stessa possibilità di crescere e di dare il proprio contributo. Ai ragazzi consiglio di abbracciare un percorso di studi che tenga conto del nuovo mondo digitale e pensare a come, attraverso la tecnologia possano fare di più. Scegliere le proprie passioni, pensare di poter avere un impatto nella società e continuare, sempre, a studiare e apprendere sono le tre lezioni. Alle ragazze in particolare, ma più in generale alle donne e professioniste, dico di osare di più: spesso mi capita di avere candidate donne che non se la sentono di candidarsi a una posizione perché magari non sono pronte al 100%. In questo caso, dico loro di farsi avanti e di provare anche se non si sentono “perfette”».

Ritorniamo alla Sostenibilità. Gli SDGs della Agenda 2030 sono importanti, ma ancora più importante è la consapevolezza che il futuro lo si costruisce oggi. Secondo lei la soluzione del bisogno sociale è di tipo culturale ed educativo? La Tecnologia è un aiuto importante, come impiegarla in questo contesto?

«La sostenibilità deve diventare un impegno di tutti, condiviso da ogni organizzazione. Come Microsoft abbiamo lanciato lo scorso gennaio un nuovo piano per ridurre l’impatto ambientale dell’azienda, aiutare i nostri clienti a essere più sostenibili contribuendo a diminuire le loro emissioni, con l’obiettivo di sostenere le politiche climatiche globali e accelerare l’innovazione con nuovi investimenti. Il nostro CEO ha infatti lanciato un ambizioso piano per diventare entro il 2030 Microsoft Carbon Negative, ovvero la nostra azienda sarà in grado non solo di azzerare le proprie emissioni ma anche di rimuovere quelle già esistenti. Non solo, entro il 2050 Microsoft si attiverà per eliminare dall’atmosfera le sue emissioni “storiche”, ovvero la somma delle emissioni generate dall’azienda a partire dall’anno della sua fondazione, il 1975. Dobbiamo anche mettere a disposizione risorse tecnologiche e non solo per aiutare anche le altre aziende o enti pubblici a intraprendere loro piani di sostenibilità, anche attraverso il supporto del mondo delle start-up e della ricerca. Abbiamo infatti anche annunciato un fondo di 1 miliardo di dollari da investire in innovazione e tecnologie volte a promuovere la sostenibilità ambientale e a combattere il cambiamento climatico. L’annuncio consolida l’impegno di Microsoft nei confronti dell’ambiente e la sua attenzione alla riduzione delle emissioni, alla valorizzazione della biodiversità, alla tutela di risorse come l’acqua e alla lotta agli sprechi».

Nella storia del nostro Paese abbiamo visto come hanno operato molti imprenditori, che attraverso la “fabbrica”, il lavoro in generale, hanno reso più umano un territorio e hanno inciso anche direttamente sulla società con scuole, formazione, attenzione alla famiglia, ai disagi sociali. Oggi c’è spazio per una crescita imprenditoriale che si potrebbe definire “illuminata”?

«Credo che ci sia molto da fare su questo punto: ci sono diversi esempi di grandi, piccole e medie organizzazioni che, oltre alla loro attività, hanno un ruolo chiave nella società. Sono ancora poche e manca un approccio organico ed esteso. Il Covid ha da un lato aumentato il senso di solidarietà e vicinanza sociale, ma sappiamo che sta portando anche diverse difficoltà a molte organizzazioni. Un altro elemento che manca è sicuramente un approccio di partnership pubblico e privato che sostengo da tempo, in grado di creare le condizioni perché imprenditori o aziende internazionali come la nostra possano investire sul territorio, non solo per la propria crescita, ma anche per lo sviluppo degli ecosistemi locali e più in generale del Paese. Come Microsoft Italia, siamo infatti impegnati, non solo a supportare i progetti di trasformazione digitale delle organizzazioni pubbliche e private, ma soprattutto vogliamo dare un contributo concreto a temi chiave per l’Italia come quello delle competenze digitali, della creazione di ecosistemi di innovazione aperti – tra aziende e mondo della ricerca/startup – fino ai temi della sostenibilità per un Paese più green».

a cura di Bruno Calchera e Luca Palestra

(da CSRoggi Magazine, anno 5, n.5, Ottobre 2020, pag. 18)

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