L’uomo della strada

Si, sono una capra. Nel senso che di arte non ho una preparazione specifica (e quella ricevuta ai tempi del liceo avrebbe ampi spazi di miglioramento).

Perché questa auto-denuncia?
Per spiegare che, per far fronte alla mia impreparazione artistica, ogni volta che mi avvicino ad un’opera d’arte mi affido all’emozione che mi provoca, e al susseguente piacere.

Ad esempio, quando una mattina, di tanto tempo fa, casualmente sono entrato, a Roma, nella basilica di San Pietro in vincoli, affascinato dal silenzio e dall’imponenza architettonica, quando -dicevo- mi sono trovato, inaspettatamente, di fronte al Mosè di Michelangelo mi sono sentito mancare il fiato. Evidentemente non c’era in me alcuna considerazione artistica ma l’emozione mi ha travolto.

Questo per provare a giustificarmi della mia interpretazione rispetto a un quadro che, emozionandomi, mi è sempre piaciuto: “l’urlo” di Munch, che io ho “letto” come il grido straziante di un uomo disperato.

Adesso apprendo che, secondo la sua testimonianza scritta, l’artista ebbe la sensazione di sentire “l’urlo della natura” durante una passeggiata serale. Munch infatti si trovava su di un sentiero che divideva la città e il fiordo in basso. L’artista inoltre, osservando il cielo oltre il fiordo immaginò le nuvole tinte di rosso sangue.

Insomma era la Natura che urlava disperata, lanciando un grido straziante, travolta dall’insipienza degli uomini che la trattavano in maniera sconsiderata. E quell’urlo imponeva all’uomo di proteggersi otturando le orecchie.

Munch lo dipinse verso la fine del 1800. Ma guarda che bel messaggio – ho pensato- per raccogliere un invito a preoccuparsi della Sostenibilità che, quando viene ignorata non può che spingere la Natura a lamentarsi, ad urlare.

Comunicatori, ascoltate il consiglio di una “capra”. Anche oggi, questa immagine, potrebbe avere una sua forza travolgente per far riflettere sulla Sostenibilità.

Ugo Canonici

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