Chi non conosce il marchio L’Oréal, da sempre sinonimo di cura per il proprio corpo e bellezza? Fondato in Francia nel 1909, il Gruppo L’Oréal è oggi il principale gruppo cosmetico nel mondo, con un fatturato mondiale (2017) pari a 26,02 miliardi di euro, la presenza in 150 Paesi, 82.600 collaboratori – 2mila nella sola Italia – e 36 marchi complementari.

Quello che forse non tutti sanno è però che L’Oréal da sempre è attenta a concetti come sostenibilità ed etica, considerati elementi fondativi del proprio sviluppo responsabile. Dalla politica degli acquisti, passando per il rispetto delle questioni ambientali fino alla gestione delle risorse umane i processi del Gruppo sono strettamente collegati al rispetto di un proprio Codice Etico. Ne parliamo con Alexandra Palt, Chief Corporate Responsibility Officer nonché Vice presidente esecutivo della L’Oréal Foundation e Direttrice Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) e Sostenibilità.

LOréal vanta una lunga esperienza nel campo della sostenibilità. Come è iniziata questa avventura?

«In effetti in L’Oréal siamo fermamente convinti che il successo economico di un’azienda dipenda dalla sua capacità di contribuire positivamente alla società e rispondere alle grandi sfide ambientali che il mondo si trova ad affrontare. I risultati che abbiamo riportato nell’ultimo decennio ne sono la prova. Dal 2005 L’Oréal ha ridotto del 73% in termini assoluti le emissioni di CO2 dei suoi stabilimenti e centri di distribuzione.
Già nel 2016 abbiamo raggiunto, e addirittura superato, l’obiettivo iniziale di ridurle del 60% entro il 2020. Parallelamente abbiamo anche incrementato del 33% i volumi di produzione. Nel 2013 abbiamo inoltre lanciato il nostro programma di sostenibilità “Sharing Beauty With All” che definisce i nostri ambiziosi obiettivi per il 2020».

Le importantissime riduzioni di CO2, consumo idrico e dei rifiuti attraverso quali strumenti sono state avviate e portate a compimento?

«Per quanto riguarda la metodologia, la nostra priorità è innanzitutto ridurre l’impatto ambientale, ossia abbattere effettivamente le emissioni di CO2, il consumo idrico e la produzione di rifiuti. In una seconda fase puntiamo a sviluppare soluzioni innovative da declinare anche a livello locale. Più specificatamente, in termini di riduzione di CO2, intendiamo migliorare l’efficienza energetica, incrementare l’utilizzo di energia rinnovabile, abbattere le emissioni derivanti dal trasporto dei prodotti e coinvolgere i nostri fornitori. L’Oréal si è impegnata a ridurre entro il 2020 il consumo idrico e la produzione di rifiuti del 60% per unità di prodotto finito rispetto al 2005. Per raggiungere questo obiettivo il Gruppo sta agendo su vari fronti con attività volte a ottimizzare il consumo e sviluppare progetti per processare, riciclare e riutilizzare l’acqua nei propri stabilimenti produttivi. In termini di riduzione dei rifiuti abbiamo una politica di gestione dei rifiuti ambiziosa che va ben oltre la mera conformità alla normativa. Il Gruppo si è pertanto posto una definizione molto stringente del concetto di “rifiuti”, che include, ad esempio, il packaging delle materie prime e dei prodotti, i fanghi provenienti dal trattamento delle acque reflue, e così via. Cerchiamo di aderire a network di economia circolare ovunque operino allo scopo di creare sinergie industriali con altri operatori a livello locale. Quest’anno l’ambizione di generare sostenibilità e la nostra performance in tal senso sono stati riconosciuti per il terzo anno consecutivo dal CDP che ha attribuito al Gruppo una tripla “A” per l’impegno verso la protezione ambientale, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la lotta contro la deforestazione. L’Oréal si è inoltre classificata prima nel Green Ranking pubblicato dalla rivista americana Newsweek nel 2017».

Come è stato implicato, nei processi innovativi, il personale dei vostri stabilimenti produttivi?

«I nostri collaboratori sono totalmente coinvolti nell’affronta-re queste sfide. Intendono contribuire positivamente e rendere più significativa la loro vita quotidiana. I nostri impegni e i risultati relativi alla sostenibilità sono fonte di orgoglio e motivazione per chi lavora nei nostri stabilimenti e nei nostri laboratori. Inoltre nel 2016 abbiamo raggiunto un altro traguardo integrando criteri di performance di sostenibilità nel calcolo dei bonus dei nostri country manager e brand manager. In questo modo riconosciamo loro un contributo al successo del programma. È un nuovo indicatore di performance. La completa reinvenzione delle nostre prassi è anch’essa una straordinaria fonte di innovazione e un’eccellente opportunità creativa per tutti».

Abbiamo letto che entro il 2020 anche i consumatori de LOréal potranno operare scelte di consumo sostenibile. Ci potrebbe dire qualcosa di più?

«In effetti entro il 2020 L’Oréal avrà migliorato il profilo ambientale e sociale del 100% dei suoi nuovi prodotti. Comunicherà la performance di questi prodotti ai consumatori per spronarli a operare scelte di consumo sostenibile. I consumatori non dovrebbero essere obbligati a spendere di più per i prodotti solo in virtù della loro sostenibilità. Al contrario le aziende dovrebbero trasformare le loro attività in modo da offrire prodotti con la migliore performance sostenibile a un prezzo invariato. L’Oréal ha collaborato con 12 esperti internazionali per sviluppare SPOT (Sustainable Product Optimization Tool), uno strumento innovativo per valutare l’impronta ambientale e sociale di ogni prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita, dall’approvvigionamento delle materie prime al fine vita. Uno strumento che ci permette di misurare la riduzione dell’impatto a livello di prodotto, secondo una metodologia in linea con gli standard europei. Riteniamo che la carenza di comunicazione riguardo l’impronta ambientale di un prodotto crei una barriera significativa ai comportamenti di consumo sostenibile. A tal proposito L’Oréal farà anche un passo ulteriore entro il 2020, creando una versione di SPOT per il consumatore. Auspichiamo che una comunicazione chiara ed efficace riguardo il profilo ambientale e sociale dei nostri prodotti aiuti i consumatori a scegliere stili di vita sostenibili».

Come si sviluppa la vostra relazione con gli stakeholder?

«Manteniamo un dialogo costante con i nostri stakeholder, tenendo fede all’impegno verso un miglioramento continuo allo scopo di condividere la nostra strategia di sostenibilità e collaborare alla realizzazione delle varie iniziative. Gli stakeholder fanno anche parte del nostro organo esterno di governance, il “Panel of Critical Friends”, che dal 2014 si riunisce una volta l’anno alla presenza di Jean-Paul Agon, Presidente e CEO del Gruppo. Il ruolo di questo Panel è analizzare i progressi raggiunti nell’ambito del programma “Sharing Beauty With All”, esaminare con occhio critico le attività realizzate e suggerire miglioramenti. Il Panel, composto da personalità internazionali di spicco ed esperti di questioni ambientali e sociali, si è riunito per la quarta volta a marzo 2018 a Parigi».

Una forte sensibilità a umanizzare le relazioni interne e la nascita di strumenti di valutazione dei fornitori: come vi muoverete nel prossimo futuro su queste linee?

«Secondo L’Oréal le attività dei fornitori rientrano nel contesto più ampio dell’impronta sociale e ambientale. Per questo tra i suoi impegni per il 2020 c’è la partecipazione del 100% dei fornitori strategici al suo programma di sostenibilità. Il Gruppo ha sviluppato un duplice approccio. Da una parte selezioniamo i fornitori in base alla loro performance ambientale e sociale. Più precisamente valutiamo e selezioniamo i fornitori sulla base di cinque elementi chiave: qualità, responsabilità sociale, innovazione, supply chain e servizio, e competitività. Questi elementi formano un quadro di valutazione globale per tutti i tipi di acquisti e in questo ambito il pilastro relativo alla responsabilità sociale ha un peso pari al 20%. Inoltre diamo loro accesso agli strumenti formativi di L’Oréal, allo scopo di aiutarli a massimizzare le politiche sociali e ambientali».

Come possono le realtà che rappresentano le fragilità sociali accreditarsi presso la vostra azienda? LOréal fa bandi per progetti particolari o esamina e approfondisce richieste che gli vengono rivolte?

«Il Gruppo supporta una serie di associazioni, organizzazioni no-profit e non governative collegate agli impegni che si è assunto. Per alcuni progetti ci siamo affidati ad alcune organizzazioni che forniscono precise valutazioni professionali. Ad esempio, il progetto di ciascun brand dedicato al coinvolgimento nelle comunità si avvale di una partnership con un’organizzazione non governativa, scelta sulla base del suo know-how in quel dato ambito. Lancôme, ad esempio, si è impegnata per eliminare l’analfabetismo in collaborazione con Care attraverso il programma: “Write Her Future”. Nello specifico, per citare un esempio nel panorama italiano, “La Forza e il Sorriso” collabora da tempo con L’Oréal Italia per organizzare workshop di make-up dedicati a donne sottoposte a cure oncologiche. Il progetto è patrocinato da Cosmetica Italia e si svolge in 57 sedi in tutto il territorio nazionale».

Alcuni dei 36 marchi del Gruppo sono apripista del rinnovamento green. Cosa ci può dire di più?

«I nostri 36 brand sono la vera forza del Gruppo, in quanto è con loro che i consumatori hanno una relazione diretta. Consapevole dell’influenza che i brand esercitano, L’Oréal li spinge a promuovere la sensibilizzazione e sprona i propri partner, clienti e consumatori all’azione per quanto riguarda le principali questioni sociali e ambientali odierne. Come ho detto, ciascun brand deve individuare una propria causa e condurre campagne di sensibilizzazione. Una delle sfide che L’Oréal si trova ad affrontare è assicurare che la rivoluzione per la sostenibilità si diffonda oltre le azioni intraprese dal Gruppo. La cosa più importante per noi è assicurarci che i consumatori aderiscano alle nostre iniziative negli anni a venire. Affinché questo accada dobbiamo comprendere a fondo come far sì che le persone non si limitino a pensare di adottare uno stile di vita green ma passino all’effettivo acquisto di prodotti sostenibili. Solo così potremo assistere a una rivoluzione green su più ampia scala, che trascenda le azioni che ci sentiamo moralmente obbligati a intraprendere».

a cura di Marco Taverna

 

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