Lupo solitario

Non siamo ancora usciti dall’emergenza – anche se sono molte le voci che si levano per sostenere il contrario – che già ci stiamo rendendo conto che i buoni propositi dei giorni del lockdown si sono sciolti al sole come fossero ghiaccio.

Non si tratta di essere pessimisti a tutti i costi, ma di constatare quanto sta succedendo da qualche giorno a questa parte.

Quando uscivamo sui balconi a cantare l’inno nazionale o le varie canzoni popolari che erano diventate la colonna sonora dell’emergenza, eravamo tutti convinti che dopo una prova del genere tutto sarebbe stato diverso, migliore.

Ci si salutava da un balcone all’altro, con vicini mai visti prima d’ora, ci si sorrideva e si pensava che sì, l’unirci tutti per combattere il Covid-19 ci avrebbe fatto scoprire nuove risorse comuni che ci avrebbero rafforzati, noi cittadini italiani, come non mai.

L’aria era più pulita, anche in città, le acque di fiumi e mari più limpide, gli animali selvatici si spingevano fino ai margini degli abitati e a volte vincevano la paura per l’uomo e si lanciavano in corse liberatorie in strade e vie silenziose e desolate come non mai.

Per qualche attimo la tragedia che si è abbattuta su migliaia e migliaia di persone, entrando nelle famiglie e uccidendo senza pietà, ci è un po’ sembrata lo scotto da pagare per ottenere una nuova società, forse anche una nuova civiltà, basata su una concezione della vita più sensibile, più rispettosa, più sostenibile.

È durata poco, l’illusione. Il primo segnale negativo ci è venuto dalla politica, incapace di trovare soluzioni condivise e quindi socialmente efficaci. L’impressione è che a pochi interessi davvero dove stia andando a finire il nostro Paese. Quelli che contano sono gli interessi di bottega, quei pochi voti che si possono raccogliere in più quando si andrà alle urne. Sempre più si preferisce cavalcare gli umori della gente piuttosto che prendere decisioni, anche impopolari, che possano davvero servire a tutti quanti.

Nei giorni passati, nelle ultime settimane, noi della redazione di CSRoggi abbiamo avuto la possibilità di raccogliere e ascoltare molti racconti di imprenditori e manager illuminati che, senza enfasi, ci hanno descritto come hanno governato le loro aziende in questo momento tanto complicato. Indipendentemente dal settore di produzione, molto diverso l’uno dall’altro, il tratto che li ha accumunati è che per affrontare l’emergenza hanno scelto di compattarsi, di stringere attorno a sé i dipendenti, gli impiegati, gli operai, i board per affrontare tutti insieme, come un sol uomo, una situazione che non si era mai vista.

Mai come in questo caso è valso il detto “L’unione fa la forza” applicato non solo all’interno delle singole realtà, ma anche in un senso più ampio. C’è chi ha aiutato, chi ha elargito, chi ha donato, chi ha fatto volontariato, chi non si è mai fermato mai, chi anzi ha accelerato. Approcci diversi, rivolti però a un obiettivo comune: “dobbiamo uscirne tutti insieme, con le nostre forze”.

Non tutti ce l’hanno fatta e molti, lo temiamo, non ce la faranno nei prossimi mesi. Ma la lezione che ci viene dal mondo imprenditoriale italiano è che solo trovando percorsi comuni e sostenibili si potrà uscire da questa infida palude.

Un insegnamento che cozza con l’esempio dato da molta nostra politica, che spesso si comporta come quel soldato che, sul campo di battaglia, si rifiuta di combattere e difendersi solo perché al suo fianco c’è una persona che la pensa diversamente da lui. Pur di non farla vincere al vicino, rivale interno, si è disposti a perdere la guerra con il nemico esterno.

La nostra imprenditoria è stata spesso messa sotto accusa, in molte occasioni: in passato ha dimostrato in molte occasioni di essere egoista, spietata, insensibile. Ora, in questo momento storico, sembra rappresentare la parte migliore del Paese, quella che non si arrende, che ci mette le idee, che lavora per pianificare un futuro migliore.

Difficile dire se sia davvero così e difficile generalizzare, ma se alcuni degli imprenditori illuminati che abbiamo sentito in tutte queste settimane fossero al posto dei politici che vediamo tutti i giorni alla Tv, forse tutti noi oggi ci sentiremmo più tranquilli, guarderemmo al futuro con un po’ più di ottimismo.

(da CSRoggi Magazine, anno 5, n.4, Luglio 2020, pag. 30)

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