Il punto del Direttore

 

 

 

(“Ciò che si vuole comunicare non va lasciato al caso!” – P. Kotler)

Fare della comunicazione oggi è una fatica.
Si fa ancora più fatica nel comunicare la sostenibilità. L’obiettivo è sempre far sapere, dare ragioni, fare messaggi, informare un pubblico diverso, gente di ogni età e condizione sociale ed economica.

Per comunicare bene è necessario scegliere i media (un lavoraccio!) perché sono necessari i numeri (ciascun media ha una sua “readership”, una sua “segmentazione” per item diversi (età, luogo, classe di reddito, comportamenti di spesa, ecc….).  Infine il messaggio va diversificato per ogni tipo di mezzo di comunicazione (ci sono i social, la TV, la stampa, gli eventi, le affissioni, ecc…) con un linguaggio adeguato ai mezzi.

Il dramma della Sostenibilità è di non essere stata capita nonostante tanti messaggi, tanta comunicazione, tanti media, in questo ultimo decennio. E’ come se ciascuno desiderasse di farsi capire …direi completamente … con una audience che ha un interesse variabile o una assoluta indifferenza. Il risultato davanti ai nostri occhi è l’esistenza di una parola, appunto la Sostenibilità, interpretata, conosciuta e vissuta con una conoscenza a diversi livelli, significati al punto da divenire fastidiosa per le troppe citazioni.

Il recepimento della Direttiva Europea nel 2015, da parte dello Stato Italiano, in merito all’Agenda 2030 ed i suoi obiettivi – c’era il governo Renzi – è passata nell’assoluto silenzio allora. Già nel passato persone ed imprese avevano consapevolezza della assoluta necessità di cambiamento e di misure economiche che dovevano essere mutate e avevano iniziato ad operare nel silenzio generale. Ci fu il referendum sul tema del Nucleare e una presa di posizione decisa della popolazione. Nessuno poi si scandalizzava del fatto che acquistassimo energia nucleare dalla Francia.
Un certo modo di pensare di allora “…andiamo avanti così che va bene…, non modifichiamo nulla …” è purtroppo presente nel modo di pensare di oggi.

Oggi le catastrofi indotte dal clima impazzito – meglio: “che noi abbiamo fatto impazzire “– ha svegliato tutti. Ed ora tutti cercano di presentarsi con “la faccia pulita” per dimostrare la lore sensibilità all’ambiente, al clima, attivi, nello svolgere azioni sostenibili: economia circolare, il riuso, l’attenzione al territorio, eliminazione del CO2, uso delle risorse energetiche alternative. E’ persino ricomparso il diabolico nucleare che si presenta con un viso nuovo e con caratteristiche che tendono ad assicurare tutti.

Una comunicazione che lascia a ciascuno la libertà di dire ciò che vuole.
E’ possibile anche oggi interpretare la comunicazione come fa più comodo.

E’ la ragione per cui facciamo nostro l’appello di Enrico Giovannini, “ Nella comunità internazionale, nell’Unione Europea, nelle Istituzioni, nelle nostre imprese , non tutti pensano che l’Agenda 2030 sia la bussola da seguire, al di là delle dichiarazioni di facciata” e Vazzoler precisava “Nel corso della presentazione dell’Ultimo Rapporto Annuale dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il passaggio qui riportato dal Prof. Giovannini conferma la necessità strategica e al contempo urgente, di accompagnare  il faticoso e sempre più impervio percorso dell’Agenda 2030 con una Comunicazione Responsabile” (CSROGGI, N. 5, Pag.4).

Condividiamo la dichiarazione di Josè Manuel Velasco, membro dell’attuale Consiglio di Amministrazione della Global Alliance for Public Relations and Communication Management che afferma, rispondendo ad una domanda sulla Comunicazione Responsabile: “ Si tratta di un obiettivo davvero ambizioso. Non è così scontato che l’ONU prenda in considerazione la possibilità di inserire un nuovo obiettivo, dal momento che quelli già presenti nella Agenda 2030 devono seguire un proprio percorso. (…). La cosa più importante è l’appello che abbiamo lanciato, la possibilità di creare un movimento che evidenzi il fatto che non possiamo permetterci che la Comunicazione si deteriori così come si sta deteriorando la fiducia, se non addirittura la percezione della democrazia.” (CSROGGI, N. 5, pag. 17).

E’ questa la ragione per cui noi abbiamo deciso di sostenere coloro che pongono la necessità di aggiungere ai 17 Goal dell’Agenda dell’ONU un 18 Goal: La Comunicazione Responsabile. Comunicazione trasparente, vera, consapevole.

Bruno Calchera
Direttore CSROGGI

 

 

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