Il punto del Direttore

 

 

 

Siamo tutti scioccati nel vedere quanto accaduto e quanto ancora accade in Emilia Romagna. Sembra che l’atmosfera, il tempo, il meteo, l’acqua, il territorio, si siano ribellati tutti insieme ed abbiano deciso di punire l’uomo nelle sue cose più care. Come se ci fosse una colpa diffusa.
Una punizione ingiusta per popolazioni che hanno sempre fatto del lavoro e della coesione sociale un valore noto che ha valicato il loro territorio.
Questa alluvione è accaduta nel modo più tragico.

Paradossalmente la disponibilità di miliardi di euro di aiuti sembra non toccare attualmente la situazione. Non si può fare che poco!  I programmi saranno necessari, il clima è positivo tra Governo e Regione; non si capisce perché altre opposizioni tentino di suscitare problemi di lana caprina.

Ci pare necessario davanti a tanta distruzione fare una riflessione sul tema ambientale.

  • Quanto accaduto ha tante ragioni: c’è il degrado dell’ambiente nel suo complesso. Qui vi sono precise responsabilità per quanti hanno deturpato il territorio impunemente. Dappertutto!. Per decenni ogni territorio della terra è stato devastato dall’incuria umana. Il tema è mondiale. Inutile concentrarsi solo sul nostro paese. Abbiamo visto i disastri del gelo negli Stati Uniti. L’assenza di elettricità durata per settimane in grandi citta, il freddo e i cumuli di neve. La fuga dalle città.
  • Vi sono stati gli incendi in diverse parti della terra. A ovest nella ricca California si sono sfiorate tragedie immense. Così come abbiamo assistito ad alluvioni in Asia: India, Bangladesh e Nepal. Le piogge monsoniche hanno messo a rischio la vita di milioni persone.
  • Anche l’Europa è stata segnata da alluvioni devastanti: in Germania occidentale, Renania e Vestfalia con oltre 150 morti e migliaia di dispersi e l’Austria non molto tempo fa. Citiamo ancora la tragedia Amazzonica.
  • Le diverse COP hanno dimostrato che servono poco: combinano ancora meno. Non raggiungono mai un obiettivo comune tra le nazioni concreto e condiviso. Si parla, si è d’accordo ma i passi che si fanno non sono sostanziali.

L’Agenda 2030 dell’ONU è una buona direttiva ma debole al punto in cui siamo.
C’è qualcuno che immagina il nostro paese perfetto: con la transizione energetica ben costruita: dalle case alle pale eoliche, dai pannelli fotovoltaici alle vasche per combattere la siccità. E si fa avanti come se il nostro bel paese potesse invertire la situazione del degrado ambientale da solo.

Se ci sistemiamo noi non basta.
Non basta abbassare il CO2 nell’atmosfera né per modificare il trend climatico generale. Forse cambierebbe qualche cosa se ci fosse un radicale cambiamento in tutta l’Europa, Russia inclusa.
La Cina, l’India e le America-Americhe insieme all’Europa potrebbero determinare una vera contro tendenza, insieme all’Africa, se veramente si accordassero ad invertire la tendenza autodstruttrice.

Ambientalisti di casa nostra forse dovrebbero scaldarsi di più contro chi ha governato per tanti anni in Italia per l’incuria del territorio, per le concause del degrado. E’ pur vero che nessuno si sente responsabile dei rifiuti lasciati dappertutto in modo vergognoso; così piuttosto di valutare soluzioni ambientalistiche realistiche, proprio per i rifiuti, si fa a gara sul tema: lascio i rifiuti dentro le città alla mercè di animali e batteri o risolvo con il termovalorizzatore o faccio altro? Alcuni hanno scelto il pilatesco modo: “non a casa mia” per lo smaltimento: si prendono navi e treni e si portano in discariche all’estero.

Il modo più costoso e cretino di pulirsi la coscienza e non risolvere un problema.
Ideologie imperanti a poco prezzo. Grandi spese a carico di tutti.

La politica internazionale vive un momento di vuoto.
L’ONU non sa fermare la guerra in Ucraina; non risolve nulla in Sudan, ed anche in Sud-Sudan. Non blocca la brigata Wagner in Centro africa e non ferma le nazioni che vogliono attrezzarsi con l’arma atomica.
Gestisce situazioni in molti paesi da anni, senza che di fatto sia sparita la conflittualità, che obbliga la presenza dei caschi blu.
Non ha voce sul clima. E’ una assenza pesante.

Sarebbe l’unico ente internazionale utile nel mondo, se non fosse bloccato dai cinque paesi vincitori la seconda Guerra Mondiale, che hanno il potere di veto, che impedisce gli accordi tra le nazioni. Anche sul Clima.
Se almeno queste grandi potenze fossero in sintonia…
Il mondo deve comprendere che solo la Coesione Sociale Internazionale ha possibilità di cambiare l’attuale trend di Disastro climatico mondiale a quanto pare irrefrenabile.

Se questo è il quadro generale mondiale, tante piccole cose si possono fare nel nostro paese. Sia nel campo energetico che nella gestione dei rifiuti.
Si può riorganizzare la produzione e interagire con il territorio umanizzando le relazioni tra persone al lavoro e con il territorio.

Si può cercare di vivere meglio. Si può iniziare a porre la Sostenibilità come una cultura nuova di relazione di coesione.
Spesso lo scontro ideologico così esasperante rende la relazione difficile: è una smania di potere che alla fine si rivela poca cosa e soprattutto poco utile a tutti.
Questi piccoli cambiamenti – chissà! – magari possono far cambiare l’idea a molti.

Bruno Calchera
Direttore CSROGGI

 

 

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