Il punto del Direttore
Il vento degli affari sembra aver trovato un filone d’oro nell’aprirsi alle energie rinnovabili, soprattutto al sistema eolico. Lo rileva ECONOMIA, del Correre della Sera, in un articolo di Francesco Bertolino e Daniela Polizzi, a pag. 4.(*)
“Vento d’affari. I prossimi mesi si preannunciano densi di operazioni finanziarie nell’eolico italiano.” Un inizio molto incoraggiante se si pensa, che sul mercato diversi player si sono affacciati e stanno offrendo una capacità operativa adeguata e davvero interessante. Cito alcune società, che gli autori hanno posto alla ribalta: Pit Energia della famiglia Tortora, che ha acquistato dal colosso VESTAS 656 megawatt in Italia; EDP portoghese che cerca acquirenti; IVPS di Oreste Vigorito; Whysol di Alberto Bitetto; ed altri (l’elenco è lungo e le aziende europee sono diverse).
L’Italia sta facendo fatica a raggiungere i livelli desiderati: “a fronte di richieste di allacciamento per 300 Gigawatt pervenute a Terna tra solare ed eolico, soltanto 5,7 hanno avuto il via libera da Comuni e Regioni. Di questi meno del 10% riguardava impianti per catturare l’energia del vento”.
La Burocrazia italiana è un labirinto intricato: le autorizzazioni sono diverse e spesso nei cavilli si può restare impigliati come in una tagliola. Si presenta poi nel nostro paese il caso di impianti da rinnovare, obsoleti. La loro sostituzione non è semplice. Le procedure per ottenere il permesso per questi interventi di rinnovo sono complesse – lo afferma Cadei di Bain – quasi quanto quelle per il via libera per nuovi impianti. (*)
Titola Repubblica: “ci sono 1400 progetti solari e eolici: la burocrazia li blocca”.
Secondo i dati forniti da Terna sono tante le domande arrivate nei primi mesi del 2021 per un totale di energia pari a 150 Gigawatt. Le autorizzazioni richiedono anni. L’approvazione anche solo della metà, a detta di Legambiente, permetterebbe di completare la transizione energetica dell’Italia. (…) Entro il 2030 il nostro Paese dovrà installare 80 Gigawatt di rinnovabili. Con una media anno di 8 Gigawatt. Il vero problema è che la segnalazione di Terna rappresenta solo l’inizio di un percorso ad ostacoli. E’ nella seconda parte del cammino che si nascondono le insidie.
A questo punto segnaliamo alcuni ostacoli:
- Norme obsolete e la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni.
- Discrezionalità delle procedure di Valutazione di Impatto ambientale;
- Blocchi da parte delle Sovrintendenze;
- Norme regionali
- Disomogenee da Regione a Regione
- Opposizione dei territori
Legambiente misura il tempo per avere una autorizzazione per l’eolico in 5 anni, contro i 6 mesi previsti dalla normativa.
Non ci stupiamo. La lentezza della burocrazia è spesso la forma del suo DNA, ma pur anche una abitudine consolidata nelle pubbliche amministrazioni su cui tale DNA è stato incapace di conoscersi e cambiare.
Non ci riferiamo alle assenze ingiustificate o facilmente giustificate di personale, ma soprattutto al – “viaggio delle pratiche” – per chi è stato negli uffici pubblici è ben nota la lunghezza di certi percorsi.
Ne fa cenno il giornalista Pamparana al TG5 nel suo “L’Indignato speciale”; ma è ancora più ben dettagliata questo “viaggio” nel film inglese (non siamo i soli a dar mostra di una burocrazia da lacrime) “Living” che consigliamo veramente di vedere o rivedere.
Un fatto è evidente: chi ha lavorato in un Ente Pubblico italiano per qualche anno, in qualunque Istituzione, è ben consapevole di come vanno le cose.
E’ per mia esperienza che posso affermare che la velocità o la lentezza delle procedure dipende dalla intelligenza e dalla premura delle persone deputate a risolvere e non a tenere nel cassetto quanto necessario, per dare al cittadino risposte.
Bruno Calchera
Direttore CSROGGI