Il punto del Direttore

 

 

 

Lo sanno tutti che l’economia circolare porta benefici.
Recentemente in una intervista Giorgio Armani, dichiarandosi estimatore della Sostenibilità, in tutte le sue sfaccettature, ha confermato che la sua “Moda” utilizza filati che giungono da lontano, da quelle imprese che hanno intrapreso il lavoro di “riutilizzare” prodotti destinati a morire come rifiuti e divenuti invece sorgenti di nuova vita per i vestiti della Maison.

Sebbene la transizione verso il modello di economia circolare sia sostenuta, sia sul fronte normativo sia su quello culturale da numerose istituzioni e settori dell’opinione pubblica, esistono ancora delle barriere politiche, sociali, economiche e tecnologiche per una sua compiuta applicazione”, (Iraldo Bruschi, “Economia Circolare: principi guida e casi studio” Osservatorio Green Economy, IEFE, Bocconi, Milano 2018)

Ciò premesso si possono descrivere le incertezze, le difficoltà che impediscono una più alta diffusione delle imprese dedicate all’Economia circolare.

    1. Abbiamo premesso che esiste una consapevolezza culturale: ebbene non è così diffusa. La consapevolezza per agire in un’ottica di economia circolare non è così salda. A volte le imprese non possiedono le competenze idonee ad implementarla; vi sono anche i vertici aziendali non interessati allo sviluppo sostenibile e alle tematiche ambientali. Più spesso gli obiettivi dell’impresa sono focalizzati su obiettivi a breve termine, mentre per operare in ottica di economia circolare è necessario estendere l’orizzonte temporale di riferimento.
    2. Sebbene l’Economia Circolare porti vantaggi per le imprese in termini di risparmio, reputazione e crescita, questi si manifestano generalmente, da un punto di vista reddituale, per lo più nel lungo periodo. Spesso gli investimenti per nuove infrastrutture, in ricerca e sviluppo training del personale e supporto promozionale, devono essere sostenuti nel breve periodo. Sono indispensabili così anche incentivi politici per incoraggiare e agevolare tali investimenti.
    3. Asimmetrie informative: legate alla scarsa conoscenza da parte di produttori e consumatori degli impatti ambientali dei prodotti. Le imprese necessitano di informazioni adeguate, non sempre facilmente reperibili, per pianificare e progettare nuovi modelli di business.
    4. Vi sono le barriere di mercato: il prezzo dei prodotti non tiene conto dell’impatto ambientale: l’inquinamento comporta costi fissi e la regolarizzazione comporta un surplus di costi che si scaricano sulle società, se non intervengono investimenti adeguati.
    5. La logistica diventa problematica dal momento che le grandi distanze rendono difficili il recupero dei resi o del prodotto lungo la catena del valore.
    6. Per funzionare l’Economia circolare necessita di catene di valore organizzate e di tracciabilità dei materiali al fine di consentire un recupero efficiente.

Sembra poco conveniente la strada dell’economia circolare.
Ma la transizione verso un avanzamento dell’Economia circolare più diffusa è ormai partita.
I modelli di business sono noti a molti e si afferma vincente una strategia complessiva da parte di una azienda che risulta innovativa proprio per le applicazioni dirette delle leve dell’Economia Circolare.
Le condizioni di rischio nella trasformazione diventano un dato condivisibile: più attori entrano per un risultato che avvantaggia tutti.

La transizione da un modello lineare a quello circolare con maggiore efficienza, sostenibilità e possibilità di riciclo, può richiedere investimenti da parte di tutti gli attori coinvolti nel network collaborativo. Gli stakeholder esterni sono essenziali nella partnership al pari di quelli interni. Tutti sono protagonisti per raggiungere un comune obiettivo.
Le difficoltà come abbiamo descritto stanno proprio nella previsione dei flussi economici di ritorno.

Gli investimenti in tecnologie adeguate al problema da parte di tutti è una forma corretta di avvio del progetto. Lo Stato attraverso meccanismi di premialità per virtuose trasformazioni (vedi PNRR) può essere il partner che incoraggia verso l’innovazione.
Vediamo le difficoltà che si presentano oggi per ogni tipo di intervento che si rivolge al tema rifiuti che in molte parti d’Italia è ingestibile e in quei luoghi i vertici del territorio preferiscono il degrado ambientale, all’insegna di Nuovi Modelli Idealmente Migliori.

L’economia circolare non la si avvia in pochi mesi così un mercato non si improvvisa.
Certi rifiuti vanno stoccati ed eliminati.
Personalmente ritengo i Termovalorizzatori delle utili risorse per l’incenerimento di tanti rifiuti ingestibili. Vediamo che a Roma è bastata la proposta del Sindaco Gualtieri per vedere immediatamente l’alzata di scudi del Movimento 5 Stelle.

Una osservazione va fatta ai cultori di questa politica del NO: dopo il no alla TAV (elettrificazione dei trasporti ferroviari) alla TAP (trasmissione di Gas energetico ora indispensabile). Il Blocco alla Metro Linea 6 di Napoli per la presenza di una grata di ventilazione di 4 metri, per evitare l’impatto su piazza plebiscito (Il Sovraintendente aveva dato parere favorevole); Il Metro C di Roma bloccato; Il No alla alta velocità tra Brescia e Verona; Il Tunnel cittadino di Piazza Baldissera e il sottopasso in Largo Maroncelli a Torino, la Pedemontana veneta (attraverso le Province di Vicenza e Treviso); la Gronda di Genova; Il Passante di Mezzo a Bologna; l’Autostrada Brennero Tirreno per collegare A15 con A22; ecc. (Fonte LA REPUBBLICA – il movimento del no)… ce ne sono molti altri. Alcuni probabilmente giustificati dalla prudenza e da veri impedimenti sociali. Ma così tanti non s’erano mai visti in Italia!

L’ideologia del meglio non porterà mai a realismo. A volte il necessario è indispensabile.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

 

 

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