Il punto del Direttore

 

 

 

Nel precedente intervento di settimana scorsa, quando tutto pareva crollare ma si sperava ancora, avevo scritto: la guerra è una variabile che non è prevedibile. E’ solo un pazzo che ritiene di poter risolvere problemi reali di ogni tipo attraverso la morte di persone. Eppure qualcuno c’è! (…) Anche le ritorsioni sono guerra: impiego di risorse per cancellare e piegare la follia con altre forme di violenza che ogni popolazione sulla terra dovrà soffrire.
Si può ipotizzare che le risorse economiche poste in essere dal nostro governo in questi giorni non saranno sufficienti per sostenere in modo adeguato ogni settore dell’economia.
Il destino della Trasformazione in chiave PNNR avrà ripercussioni che taglieranno l’orizzonte della fattibilità!

Ora abbiamo visto il pazzo, la sofferenza della gente: i suoi morti, sono protagonisti sui media mondiali.
Si stringono tutti gli stati occidentali e non per frenare le mire di espansione di Putin e si cercano gli strumenti per iniziare a contrastare una possibile guerra mondiale.
Anche se le Borse sembrano non prevedere un tracollo dell’economia, l’aria che si respira è piena di imprevedibilità. Il volto dei leader mondiali scompare davanti alle due figure gigantesche che in modo opposto segnano il tempo: Zelensky e Putin.
Il guaio irrimediabile è l’assenza di democrazia in Russia, e l’incapacità di questo popolo di costruirne una in più di un secolo. Questa anomalia pesa come un macigno sulla possibilità di ripensamenti e di cambiamento. Lo Zarismo è stato ereditato dal Comunismo e dalla dittatura di Putin e dei suoi gerarchi.

Nell’intervento di Mario Draghi in parlamento si è fatto il punto della situazione e francamente non c’è tanto da stare allegri. Ha detto chiaramente che il peso del conflitto lo subiremo tutti.
Le ritorsioni economiche le pagheremo. Così anche il prezzo dello sviluppo in chiave sostenibile potrà subire dei cambiamenti.

Chi se la aspettava l’apertura alle centrali elettriche funzionanti con il carbone?
Siamo stati ingenui e imprevidenti sul bisogno energetico del nostro paese: ideologici, come se la realtà fosse immutabile e noi la potessimo controllare.
L’aumento dei prezzi diffuso su tutti i prodotti oggi e nel prossimo futuro schiaccerà ogni iniziativa tesa a promuovere i consumi e soprattutto ad avviare quella Transizione Eco-Sostenibile che tutti attendiamo.
I Cambiamenti climatici sono lì a ricordarci che stiamo distruggendo il pianeta.
Infine le difficoltà energetiche di reperimento delle materie prime non era all’ordine del giorno con questo cappio al collo. Saremo in pace – speriamo! – con una economia di guerra.

C’è poi la tecnologia e i metalli delle terre rare, i microchips indispensabili per lo sviluppo digitale, come si potrà reperirli. Anche la dittatura comunista cinese non pare intenzionata a fare sconti all’occidente, anzi mira a conquiste ad est.
La nostra dipendenza dagli Stati Uniti diventerà una necessità per energia e sviluppo.

Ci sono però delle parole che restano ferme nel nostro procedere verso l’innovazione.
Vi sono fatti da cui facciamo dipendere la nostra idea di cambiamento cui non rinunciamo.
Pensiamo al tema dell’ambiente sano e salubre, in terra, in cielo ed in mare.
Alla bellezza che avrà il suo peso nella crescita di prodotti della Moda, del Design, e di altre arti che il nostro Artigianato presenta.

L’economia circolare si svilupperà proprio per queste enormi difficoltà.
Crescerà il numero delle B.CORP perché il respiro culturale, il vento dell’etica nel mondo del lavoro ha ormai raggiunto molte realtà aziendali.
La digitalizzazione crescerà, nonostante la situazione, per dare nuovi spunti di sviluppo.
Lo stesso Terzo Settore offrirà, come sempre, un contributo innovativo alla Assistenza e al supporto delle fragilità sociali.

Viene quasi da tremare al pensiero che la Russia Ortodossa diventi un luogo “off limits”.
Ciascuno teme che ciò che si pensa- ritenuto impossibile ieri – possa diventare realtà.
L’impensabile, l’imprevedibile, che matura nelle menti malate, possa realizzarsi.
Non è un sogno quello che stiamo vivendo e non è lontano.
Fare i conti con l’economia di guerra è dentro il nostro presente.

Il ritorno al passato non ci sarà se l’ordine politico e sociale del mondo cambierà.

Altrove (vedi il medio-oriente: dalla Siria, a Israele, dall’Iran all’Afganistan, dall’Iraq a Cipro e ad alcuni paesi africani) da decenni le cose non camminano bene e i fili si sono così intrecciati per cui non sembra possibile la ricostruzione di aree pacificate con un ordine sociale acquisito.

Ha ragione il Papa: ci vuole un digiuno popolare mondiale insieme alla preghiera per chiedere la pace. In tante parti della Bibbia si legge come il popolo di Israele faceva digiuno serio durante conflitti e le deportazioni per essere ripreso, salvato e difeso dall’amore di Dio Padre.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

 

 

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