Il punto del Direttore
“È un peccato aver dovuto aspettare l’emergenza – dice il Ministro Roberto Cingolani in una intervista al Foglio – per parlare dei problemi, soprattutto se si tratta di un’emergenza umanitaria: qui stiamo parlando di una guerra. Ma il primo pensiero che ci viene in mente riguarda quello che ci succede in casa, con l’energia. Fatta questa premessa, diciamo che noi paghiamo scelte sbagliate durate decenni e che si riassumono in un energy mix che nei fatti è sostanzialmente monocromatico. Abbiamo un solo vettore di energia, una sola sorgente: il gas. Poi sì, abbiamo fatto crescere le fonti rinnovabili, c’è stato un impulso negli anni Duemila e ora stiamo accelerando tantissimo la decarbonizzazione, però nei fatti siamo dipendenti dal gas. E oltre all’energy mix con troppa poca scelta c’è un errore nell’errore, cioè aver diminuito la produzione di gas nazionale. E senza avere ottenuto un impatto ambientale positivo, perché il gas comunque l’abbiamo comprato dall’estero e il netto del danno ambientale è rimasto costante. Almeno la produzione nazionale avrebbe ridotto le spese di trasporto e garantito maggiore indipendenza dalle fluttuazioni del mercato. Vede, sta venendo a galla la nostra eccessiva dipendenza da paesi stranieri, una dipendenza che, sommata alla singolarità del nostro energy mix, ci rende particolarmente deboli. Tant’è vero che mentre si parla di sanzioni alla Russia, noi abbiamo avuto il problema di aderirvi sapendo che potremmo avere un contraccolpo più duro rispetto ad altri paesi. Se per caso ci tagliassero il gas, e il 47 per cento lo importiamo dalla Russia, saremmo in grande difficoltà. Certo, abbiamo compensato differenziando i fornitori, però resta sempre un piatto monocromatico. Credo che su questi errori vada fatta una riflessione. C’è stata mancanza di lungimiranza. Non abbiamo capito in tempi non sospetti, non emergenziali, quanto sia importante per un paese avanzato, uno dei primi dieci al mondo, avere un minimo di autonomia energetica. Dal 1973 a oggi abbiamo avuto crisi petrolifere e crisi del gas, ma non abbiamo imparato la lezione”. (Il Foglio; di Claudio Cerasa, 28 Febbraio 2022).
Le dichiarazioni del Ministro Cingolani, proprio all’inizio della cosiddetta “Operazione Speciale” di Putin già inquadravano perfettamente il problema: la dipendenza del nostro paese dalle fonti energetiche straniere. Questo è IL FATTO su cui riflettere per considerare la necessità di un Piano Strategico Nazionale per l’Energia (PSNE) in Italia. Non si va da nessuna parte facendo solo delle analisi sugli errori fatti, anche se serve.
La classe politica che ha governato i passati 10/12 anni ha gravi responsabilità. Ricordiamo che durante la Pandemia non esisteva un Piano Nazionale di Prevenzione per le Pandemia.
E’ una grave colpa quella di arrivare sempre dopo. Di non pianificare per obiettivi evidenti.
Non si tratta di fare i piani quinquennali staliniani, ma di fare la politica buona.
Una grave colpa di questi governanti che, pur di non scontentare nessuno, hanno preferito acquistare all’estero senza mai porsi il problema di un assetto energetico del nostro paese.
Deresponsabilizzazione! “Non faccio nulla, pago (incremento il debito) e così non sbaglio”.
E’ così che è andata a Roma con Raggi sindaco per lo smaltimento dei rifiuti.
E’ evidente che la dipendenza dalla Russia era diventata abituale. Come è evidente che la potenziale chiusura del Gas russo porterà costi esagerati, con un futuro ricco di incertezze.
La bolla energetica è scoppiata già prima della guerra! Alcuni sapevano? Il blocco delle esportazioni di prodotti tecnologici tratti da metalli delle terre rare? Speculazione? Truffa?
Draghi e Cingolani hanno oggi gravi difficoltà da superare.
Non v’è accordo tra le nostre forze politiche che sostengono il governo su come trattare il tema “guerra” e il tema “energia”. Siamo in presenza evidente di un una assoluta assenza di volontà di dialogo da parte di Putin nonostante vari tentativi da più parti.
Il Papa stesso dimostra l’impossibilità di incontro con Putin.
Il tema energetico è quello che tocca di più l’economia dell’Europa. La situazione pone l’esigenza di un piano realistico sull’energia, fatto di costi, quantità di prodotti, realismo economico.
Le energie rinnovabili: che piacciono a tutti, hanno tali e tanti vincoli giuridici che spesso sono scoraggianti. Ipotizzando una strada libera, la potenza erogata per le necessità industriali non è sufficiente a coprire il territorio compiutamente. Ci vorranno anni e aree territoriali di grandissima ampiezza per produrre energia eolica e solare. E costi molto alti.
Il Nucleare di 4° generazione: (oggi ben valutato in molti stati) ha davanti a sé un blocco referendario, l’opinione dei soliti che dicono di no, che hanno impedito ogni studio e ogni approvvigionamento interno, preferendo rivolgersi ad altri stati per gli acquisti (il vizio del dipendere dagli altri per avere le mani libere). Qui progressi tecnologici ci sono.
Il petrolio ed il gas: davanti alla quasi assenza di pozzi petroliferi in Italia, con la furbizia che ci contraddistingue, abbiamo lasciato alla Croazia ed ai paesi al di là dell’Adriatico la possibilità di trivellare e rifornirsi di grandi quantità di gas del sottosuolo. Per riattivarci occorrono anni.
Il carbone: non vale la pena di approfondire il tema perché è una energia senza futuro.
Abbiamo fatto il PNRR per lo sviluppo e la transizione Italia.
Ora ci vuole il (PSNE) ma chi lo farà? Certamente non questo governo.
Oggi basta un inceneritore commissionato da Gualtieri, Sindaco di Roma, per generare minacce di rottura tra 5 Stelle e Governo, in nome dell’Economia circolare – che questi oppositori non hanno idea degli investimenti necessari per avviarla. I cinque anni di Raggi a Roma infatti non sono serviti a nulla per questa nuova strategia sostenibile. I Rifiuti romani giravano.
Nemmeno i viaggi di Draghi e Di Maio offrono risposte risolutive di reintegro di forniture di gas.
Accordi a lungo raggio e utili per somma di quantità.
Il porre un calmiere ai prezzi della energia è un compito europeo richiesto da tempo senza risposta.
Continua Cingolani sul Foglio “Credo che abbiamo i livelli di riempimento che un anno fa avevamo a marzo. Il problema è mettere al sicuro gli stoccaggi e quindi riempire i nostri serbatoi. Dietro all’ultimo decreto c’è proprio l’idea di riuscire ogni anno a partire con almeno il 90 per cento di riempimento, quindi prevediamo delle misure che facilitino gli stoccaggi. Però è chiaro che non è che puoi fare due anni con lo stoccaggio, si dura al massimo qualche mese”. (…) Pensi: nel 2000 producevamo circa 20 miliardi di metri cubi all’anno di gas e adesso ne facciamo quattro? “C’è stato un disinvestimento.”
Il PSNE è soprattutto l’espressione di una mentalità che appartiene alla politica.
Davvero dovremo attendere fino al 2023 per pensare ad un cambiamento nel Parlamento e alla formulazione di una Strategia Energetica?
La seconda Repubblica – c’è chi parla oggi della Terza Repubblica – fa solo rimpiangere la Prima.
Una classe politica generale di alto profilo, con veri leader di partito, che, soprattutto all’inizio, hanno fatto programmi, insieme, pur mantenendo una propria identità culturale.
Bruno Calchera
Direttore Responsabile