Il punto del Direttore
Ha recentemente dichiarato il Ministro Fitto:
“Dobbiamo mettere a terra i progetti e spendere le risorse. Tema decisivo è la governance collegata alla filiera istituzionale alla base della capacità di spesa. Molti si interrogano, il nostro compito come Governo riguarda il dovere di avere un quadro chiaro di proiezione al 2026 individuando e programmando gli interventi, viste le difficoltà che oggi stiamo incontrando, con un dialogo e una interlocuzione corretta, già avviati, con le istituzioni Ue. Alla fine del film e della fiera – avverte Fitto – si capiranno le responsabilità che eventualmente abbiano impedito di raggiungere gli obiettivi legati alle risorse disponibili e di realizzare le opere indicate e programmate” (ADNKronos 23 Novembre 2011).
Queste parole evidentemente non sono chiarissime per capire come stanno effettivamente le iniziative programmate dal precedente governo in tema di PNRR.
Eravamo abituati a sentire: siamo in linea con quanto programmato, abbiamo inviato il quadro realizzato a questo punto, l’Europa l’ha approvato e sono arrivati i miliardi.
Non voglio assolutamente tacciare il ministro Fitto e l’attuale Governo di evanescenza davanti al PNRR, mi limito semplicemente ad osservare che sia il ministro che la stessa Presidente del Consiglio hanno dichiarato che esiste la necessità di adeguamento del progetto alla nuova situazione economica.
Un fatto ineccepibile, se si pensa che i prezzi di tutto il paniere economico sono saliti in modo eccezionale.
Però lo sguardo sul PNRR si può fare con un po’ di buona volontà.
E’ la comunicazione che ci offre l’opportunità di conoscere il numero di “cantieri operativi” che si sono aperti.
Si potrebbe dire che l’Italia è un grande cantiere aperto e che le iniziative legate alla trasformazione e al cambiamento sono davvero partite.
Google ha la capacità di indicare quanti cantieri sono aperti: molte iniziative sono nate su diversi territori oggetto di riforma e non è affatto vero che il nostro paese è alla finestra per iniziare i lavori.
Si possono anche vedere gli appuntamenti che a fine anno attendono l’approvazione per adeguarci alle indicazioni dell’Unione Europea.
Il sito della camera dei Deputati e del Senato offrono dettagli molto chiari.
Quello che la Comunicazione non è in grado di leggere è la relazione che interviene tra ciò che è stato programmato, ciò che va revisionato (non c’è menzione di variazioni richieste a Bruxelles), iniziative che devono partire – se non una gran massa di leggi attuative che devono essere promulgate – e la relazione con quanto è partito in questo tempo.
E’ un po’ difficile seguire il cronoprogramma del ministro Fitto se non c’è menzione attraverso una tabella di ciò che si è fatto, ciò che si sta facendo e ciò che si è programmato.
Il ruolo della Comunicazione così è ridotto ad una presa d’atto davanti ad uno sconosciuto potere che non fa sapere come cammina.
Anche il Governo Draghi era misterioso: ci faceva sapere che tutto era approvato, ma al semplice cittadino non era dato di conoscere cosa era stato fatto e cosa mancava da fare. Erano rapporti tra due poteri che tra loro sapevano tutto ma che non lasciavano trapelare nulla.
La sostenibilità implicata in grandi capitoli come la transizione energetica, l’ambiente e il clima, l’economia circolare ad esempio sono decisamente importanti, e la conoscenza di ogni passo è opportuna visto il degrado ormai certificato del nostro paese.
Ci pare così opportuno chiedere al nuovo Governo trasparenza sul PNRR.
Con la creazione ad esempio di un CRUSCOTTO DI NAVIGAZIONE che indichi attraverso specifici “bottoni” o “finestre di dialogo” a che punto siamo su diverse tematiche.
Cosa s’è fatto e cosa c’è da fare.
Se riforme vanno fatte sono i cittadini che risultano implicati. Perché non coinvolgerli?
Perché non fare sapere il percorso che si è immaginato in ogni settore e i passi fatti e da fare?
Il Tema della comunicazione non può ridursi a rivoli di SPOT nei social.
Qui occorre qualche cosa di meglio.
Bruno Calchera
Direttore Responsabile