Abbiamo tracciato recentemente il percorso di un anno, il 2016, in occasione della presentazione di CSRoggi a Montecitorio, nell’ambito della manifestazione “Tecnologia Solidale” il 1 Dicembre, e in quella occasione abbiamo presentato il primo numero del nostro periodico CSRoggi.
Ma un fatto importante segna il percorso del nostro cammino: il ruolo del Comitato Scientifico.
L’incontro avvenuto il 13 Dicembre scorso è stato particolarmente vivace e attivo.
Dovrebbero essere citati tutti i partecipanti perché ciascuno ha dato un contributo personale e diretto, ma soprattutto ognuno ha dato indicazioni per svolgere ancora meglio il nostro lavoro.
Vi sono state proposte di collaborazione e suggerimenti per superare la stessa CSR orientandosi per le azioni di condivisione valoriale non solo con gli stakeholder ma per costruire un nuovo welfare aziendale.
E’ raro che un Comitato Scientifico entri in argomento così precisamente, di solito ci si limita a indicazioni molto generali; in questa occasione si è manifestato come un desiderio partecipativo, un segnale per noi per proseguire il lavoro con più attenzione ai cambiamenti, alle nuove disposizioni ministeriali, alle opportunità che il 2017 offrirà a coloro che hanno intrapreso una strada per migliorare la vita comune.
Ora non si deve fare un bilancio delle cose fatte, ma si può ipotizzare il cammino che si intende fare.
Bisogna indicare quali sono le priorità, quali percorsi miglioreranno la via della nostra impresa, e valorizzare le indicazioni del Comitato Scientifico.
Per fare ordine ecco alcune linee guida:
- Ci siamo occupati di CSR, ma a parere di tutti, l’argomento è ristretto nelle singole realtà economiche aziendali, del Terzo Settore, nella P.A. e nelle Università. Dobbiamo continuare a fare della cronaca sulla CSR, ma il nostro compito è soprattutto quello di sollecitare ogni singolo Ente a fare comunicazione della propria attività di Responsabilità Sociale di Impresa.
Sappiamo che fare della comunicazione, che è il nostro obiettivo originale, è sacrosanto.
Ma devono nascere più sviluppi di collaborazione per un efficace risultato.
Basterebbe che CSRoggi entrasse nella mentalità di chi fa CSR, di chi fa Bilanci di Sostenibilità, di chi fa Bilanci Sociali e considerasse il nostro portale, il nostro periodico, le nostre newsletter, un terminale utile a fare crescere l’effetto “notorietà – informazione diffusa – conoscenza “ e immediatamente vi sarebbe un allargamento del target informativo.
Non solo stakeholder. Non solo comunicazione UP-Down, ma apertura a tutti i protagonisti della comunicazione, dagli uffici stampa agli editori, dalle P.R. ai protagonisti della comunicazione in altri settori economici. - Si pone il problema della sostenibilità anche per CSRoggi.
Questa collaborazione deve procedere a due vie: per poter camminare non pensiamo di poter diventare un media pubblicitariamente di primo interesse, ma lo diventiamo per allargare il target dei protagonisti delle comunicazione e più precisamente orientati anche al mondo della CSR. Ogni strumento di comunicazione, ogni messaggio teso a costruire fatti di CSR merita una attenzione particolare: lo Spot Giovanni Rana ad esempio, indica uno sbocco diverso della azienda che vuole fare del business. Apre ad una triangolazione: azienda, cliente e terzo settore. Ma sarebbe interessante conoscere non solo l’iniziativa, ma il suo processo, il cambiamento introdotto, le misure di novità, obiettivi e risultati.
Ho citato quello spot, ma si potrebbero citare altre iniziative su livelli anche diversi:
Penso ad esempio alla Azienda Benefit Olio Carli: pochi sanno che Olio Carli ha ricevuto questa forma di certificazione, ma di che si tratti e cosa significhi è per lo più sconosciuto ai più. Noi pensiamo di essere il media giusto per dare conto a tanti lettori di queste informazioni.
Non è sufficiente fare 5 convegni – utilissimi! – per fare queste riflessioni, ma una condivisione con un mezzo, con un insieme di mezzi per dire a moltissimi, il senso di una operazione di trasparenza e di eccellenza.
Non pensiamo che la pubblicazione sui nostri media sia particolarmente onerosa, ma proprio perché non lo è, diventa oltremodo utile e oserei dire necessaria.
Noi cerchiamo questa sostenibilità
Vogliamo mettere le nostre risorse, chiedendo però anche collaborazione a tutti coloro che operano nel settore e che desiderano esprimere a tutti le ragioni di una diversità nel comunicare e nell’agire Responsabilmente nella Società. - Altre forme di comunicazione ci attendono il prossimo anno.
Anche una sorta di “carro di Tespi” che gira per il territorio, agganciandosi nelle molte università italiane che fanno corsi ai giovani e a manager sulla importanza della CSR, e verificare in incontri pubblici il senso di una professione con le stesse aziende.
Agganciare i media locali per accrescere la partecipazione e ampliare l’effetto positivo sul grande pubblico.
Dopo 20 anni di approfondimento della Responsabilità Sociale di Impresa anni, già alcuni si sono specializzati nel collaborare con le aziende per realizzare Bilanci Sociali e di Sostenibilità per Enti pubblici, Comuni, Regioni. Persino i Tribunali fanno il Bilancio Sociale. Le aziende riservano sul proprio sito web pagine molto qualificate sulle azione portate avanti.
Purtroppo la comunicazione di queste realtà si riassume nel postare le iniziative sul sito e al massimo in una presentazione agli stakeholder. Poi tutto è lasciato lì.
Ma pochi decidono di allargare la comunicazione a un pubblico più vasto eppure la CSR genera Reputation diffusa, Valore condiviso, Immagine, Differenziazione aziendale rispetto alla concorrenza.
E’ una azione che, divenuta nota, suscita emulazione, e positivo posizionamento.
Ad esempio, un passa parola non organizzato ha generato in molte aziende la decisione di impegnare i dipendenti in azioni di volontariato almeno un giorno l’anno. - Insieme al “carro di Tespi” le ricerche di mercato ci daranno una mano.
E’ indispensabile sapere ad esempio se anche le PMI vivono una attenzione alla CSR.
Ed anche sapere come è stato recepito il dettato della UE per la stesura del Bilancio delle Grandi aziende italiane.
Non è per una curiosità fine a se stessa, ma è importante verificare se la nostra economia vive di azioni e di attenzione sociale e se tale atteggiamento nasce anche da un nuovo tipo imprenditorialità e da una managerialità sensibile ai valori condivisi. Se questi non dettano il passo delle nuove start-up, ovvero della sensibilità al welfare aziendale di una nuova classe dirigente, è facile finire schiacciati dal “tutto e subito”, dalla voglia di denaro ad ogni costo, a scapito della società in cui si opera.
I casi di cattiva gestione evitiamo di citarli, perché quelli sono ben conosciuti da tutti, e si sa che per risollevare un cattiva gestione manageriale occorrono capitali crescenti. E’ la stessa società, i suoi membri, che pagano gli errori anche dolosi di una cattiva gestione.
Saremo lieti di registrare i passi di collaborazione che potremo condividere con tutti!
Bruno Calchera
Direttore di CSRoggi