La CSR oramai sta divenendo un’importante ambito d’azione delle aziende di grandi e medie dimensioni e negli ultimi anni si sta diffondendo anche nelle piccole realtà imprenditoriali. Ognuna poi l’articola in varie attenzioni sia nella cura dei processi produttivi sia nelle più diverse iniziative esterne.
Tra queste ultime sono prassi consolidate e in evoluzione le donazioni a Enti di Terzo Settore del proprio territorio di riferimento; più rare invece quelle che tengono contemporaneamente insieme iniziative esterne e processi produttivi interni, ovvero la valorizzazione del proprio “core business” in collaborazione con altri enti.
Una ricchezza aggiuntiva
In questi casi per le imprese il “proprio territorio” d’azione della CSR coincide con il proprio mercato di riferimento o i propri siti produttivi o altro, ma sempre con la finalità più o meno esplicita di restituire o condividere con “quella” comunità il proprio valore: queste azioni diventano così una ricchezza aggiunta all’attività imprenditoriale. Punto essenziale per ogni azienda quindi è definire qual è la propria “Comunità” esterna di riferimento: in genere coincidente con gli abitanti, gli enti pubblici e di Terzo settore del proprio territorio di riferimento (locale, regionale, nazionale, internazionale).
Sono scelte che non sempre vengono compiute con razionalità strategica, ma risultano invece importantissime per mirare interventi e risorse, spesso limitate.
Oggi abbiamo per esempio l’assoluta priorità strategica di costruire (o meglio contribuire a ricucire) comunità aperte e accoglienti. Occorre promuovere la cultura della comunità, non “ghetto” chiusa in se stessa ma comunità che favorisce l’integrazione dei diversi soggetti (persone, organizzazioni, istituzioni e imprese).
Un terreno comune d’azione
Gli accadimenti recenti legati all’emergenza sanitaria Covid-19 hanno costretto molte imprese a riflettere profondamente sul senso del proprio contribuire, in modo diretto e indiretto, alla crescita e miglioramento della “propria comunità di riferimento”.
Mi è sembrato un segnale di (ri)scoperta del ruolo dell’impresa non solo di produttore di profitti ma anche di costruttore alla comunità: terreno d’elezione degli Enti di Terzo Settore che, come sappiamo, sono «costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento… di una o più attività di interesse generale…».
Imprese e Terzo settore hanno un terreno comune d’azione: l’interesse per la comunità. Le prime come fine indiretto, le seconde come finalità precipua. Per le prime questo non vuol dire fare beneficienza, ma concorrere col proprio agire, non solo a non distruggere e depauperare la comunità e l’ambiente, ma proprio a contribuire al suo miglioramento. Ecco che trovano spazio progetti “congiunti” nei quali le imprese possono essere protagoniste con pari dignità e responsabilità di Associazioni, Volontariato, Fondazioni, Cooperative sociali e di tutti gli altri player del mondo non profit mettendo a disposizione beni e servizi tipici della propria produzione. Ad esempio in questi mesi ho visto e vedo ancora case automobilistiche mettere gratuitamente a disposizione di associazioni proprie autovetture ibride per la consegna di beni alimentari e farmaceutici, distributori di materiale per ufficio donare centinaia di migliaia di mascherine, produttori tecnologici donare dispositivi informatici per la didattica a distanza o, lontani da scenari pandemici, imprese fabbricanti materiali edili mettere a disposizione i propri prodotti per la ristrutturazione di edifici con scopi sociali…
Sono solo quattro esempi di come Enti di Terzo Settore e Imprese possono trovare affinità operative sui propri territori di rifermento e come CSV Milano abbiamo accompagnato con successo alcuni di questi processi.
Un vero sviluppo della comunità
Credo che ogni impresa piccola, media o grande, scelta la propria comunità di riferimento, individuato il proprio contributo, possa con la stretta collaborazione di un Ente di Terzo Settore mettere a punto un progetto utile. Fondazioni d’erogazione ed Enti pubblici, insieme ai Centri di Servizio per il Volontariato, sono già pronti per facilitare il matching tra profit e non profit e coprogettare, cofinanziare e accompagnare progetti innovativi in tal senso.
La sfida dei prossimi anni credo sarà non solo moltiplicare e diffondere queste esperienze, ma trasformarle da collaborazioni progettuali ad alleanze strategiche che realizzino iniziative a medio lungo termine di vero sviluppo della comunità. Immaginiamo se anche solo il 50% delle imprese avesse un piccolo o grande progetto di supporto strategico alla propria comunità di riferimento…
di Marco Pietripaoli
Direttore CSV Milano
(da CSRoggi Magazine, anno 6, n.1, Gennaio/Febbraio 2021, pag. 6)