L’opinione

Qualche perplessità è apparsa più che giustificata. Nel suo lungo discorso per la fiducia al Governo, Giorgia Meloni ha parlato solo una volta, e quasi di sfuggita, del Terzo settore e delle grandi realtà del volontariato e delle iniziative di responsabilità sociale.

Lo ha fatto in un breve passaggio in cui ha ricordato l’emergenza legata al Covid 19 e ha ringraziato gli operatori sanitari e, con loro, «i lavoratori dei servizi pubblici essenziali, che non si sono mai fermati, e la straordinaria realtà del nostro Terzo Settore, rappresentante virtuoso di quei corpi intermedi che consideriamo vitali per la nostra società».

Parole rilevanti e significative, ma che comunque potevano apparire come un veloce giudizio rituale, un esempio di retorica per non far mancare una parola buona ad una realtà sociale importante. Non solo nelle emergenze.

Sarebbe tuttavia ingeneroso giudicare la nuova inquilina di Palazzo Chigi solo da un discorso in cui ha dovuto cercare consensi ed offrire garanzie, accreditare il proprio ruolo e superare pregiudizi e ostilità.

La prova dei fatti verrà nei prossimi mesi quando il Governo dovrà dimostrare di voler tenere in prima fila gli interventi per il Terzo settore, sia sul fronte finanziario nell’ambito della prossima legge di bilancio, sia su quello normativo dove va garantito il completamento e l’attuazione delle norme previste dalla riforma.

«Il Terzo settore va aiutato perché possa continuare ad aiutare il Paese» è stato il recente appello di Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore, sottolineando come «l’emergenza dei costi per l’energia metta a rischio le attività di enti, associazioni, organizzazioni di volontariato».

La speranza è che si possa toccare con mano la possibilità di passare dalle parole rituali ai fatti, dalla retorica formale ai provvedimenti concreti. Come peraltro sollecitava all’inizio dell’estate la stessa Giorgia Meloni, in un messaggio al convegno “Terzo settore, motore di sviluppo per l’Europa” organizzato a Roma dal Partito europeo dei conservatori e riformisti, partito proprio da lei presieduto. «L’Italia – ha affermato in quell’occasione l’attuale presidente del Consiglio – deve saper dare l’esempio, eliminando ogni appesantimento burocratico e offrendo le migliori pratiche per riuscire realmente a dare uno spazio al Terzo settore senza privarlo della sua autenticità e spontaneità».

Ci sono le premesse quindi per un’attenzione particolare ai temi della responsabilità sociale e del non profit. Se infatti è importante “lasciar fare” è altrettanto importante attuare tutte le iniziative che possano creare quello che potremmo chiamare “un ecosistema della responsabilità”, cioè uno scenario in cui non solo si abbattono gli ostacoli, ma in cui si riconosce un valore aggiunto che il mercato da solo non può dare: il dividendo della solidarietà.

di Gianfranco Fabi

(da CSRoggi Magazine – Anno 7 – n.5/6– Dicembre 2022; pag. 6)

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