Il punto del Direttore
L’economista britannico William S. Jevons notò che in Inghilterra la diffusione di caldaie più efficienti, in grado di funzionare con minore impiego di carbone, aveva provocato un aumento, anziché una diminuzione, della domanda di tale combustibile. (1865).
“Oggi in generale si chiama “paradosso di Jevons” una situazione nella quale un miglioramento tecnologico che aumenterà l’efficienza, con la quale una risorsa viene utilizzata, comporta un aumento del consumo di quella risorsa” ( G.Sapelli – Verso un’altra economia – Ed. Carrocci, 2023, pag. 94).
L’autore precisa “L’Ottimismo tecnologico si fonda sull’assunto che le nuove tecnologie saranno sempre benefiche per l’ambiente, cosa tutta da verificare.
In realtà il prof. Daly in uno dei suoi libri affermava che “L’assunzione che il cambiamento tecnologico è esclusivamente una parte della soluzione e non una parte del problema è semplicemente ridicola.
La cosa è stata demolita dal lavoro di un altro economista Barry Commoner – uno dei padri della ecologia e dell’ambientalismo. Sostenne la tesi che la tecnologia sia stata la causa principale, se non l’unica, della crisi ambientale. Anche l’antropologo Jared Diamond (2005) ha osservato che l’ottimismo tecnologico si basa “sulla convinzione tutta da dimostrare che la tecnologia abbia risolto più problemi di quanti ne ha generati”
Leggendo queste frasi così pessimistiche, in cui proprio la tecnologia è oggetto di attenzione e di valutazione non proprio positive, ci pare doveroso porre il tema della SPERANZA, che proprio la tecnologia, anche quella digitale oggi incidono nella vita e nell’attesa delle persone.
Sostenibilità vuol dire cambiamento, valorizzazione del pianeta, una accentuazione delle risorse umane materiali e immateriali,una visione di sviluppo benefico per tutti. Quante battute sulla divina “sostenibilità digitale”.
Dice anche qualcuno ogni tanto: “ la sostenibilità se non è digitale non esiste”. Ma che tipo di Speranza induce la trasformazione digitale? E’ poi tutto vero che il mondo nuovo nascerà dal digitale?
Non è che anche questa volta si presenta ai nostri occhi uno strumento meraviglioso, che “promette”, (non dimostra!), che la società digitalizzata cambierà il pianeta in meglio nel futuro?
Il tema della Speranza umana non è una sorta di vaga attesa: qui entriamo nel grande mondo della crescita dell’umano vivere, sentire, e dell’umano usare delle risorse del pianeta per accrescere non solo le competenze della persona ma le sue risorse per vivere nel pianeta.
Non conosciamo la verità.
Tutta l’inventiva umana fino ai nostri giorni, per migliorare l’esistenza ha rivelato storture sempre più gravi. Sembra persino che le competenze specifiche possano essere usate male. Avevano meno speranza di vivere meglio i nostri bisnonni? Su che cosa puntavano per vivere bene? Anche loro avevano attrezzi ingegnosi, soluzioni che potevano far vivere meglio! Percepivano che esistevano soluzioni che avrebbero dato più speranza di vivere meglio.
Oggi più che nuovi strumenti di trasformazione del vivere, c’è una necessità di comprendere di più che stiamo operando su strumenti, su sistemi innovativi, con risorse planetarie anche nuove, che abbiamo intrapreso un cammino di trasformazione, ma non c’è stata alcuna riflessione comune, di tutti, sul nostro cammino, sul destino di queste innovazioni.
Anzi. Gli anni che passano manifestano una polverizzazione della cultura che non ha luce sul destino comune. La speranza che ciascuno si porta dentro deve fare i conti con molte contraddizioni. Anche il rifugiarsi nella scienza è come manifestare la propria sconfitta culturale. Una scienza che produce strumenti e che non dice mai fino in fondo a cosa ultimamente servono.
Non c’è solo la Bomba Atomica e l’energia nucleare per rendere evidente tale ambivalenza.
Non basta digitalizzare una azienda per trovare che tutti sono felici e ricchi di speranza.
Non basta fare campagne ambientaliste per il mare o l’ambiente quando è evidente il fallimeno generale nel vivere comune nel rispettare oggi le cose di tutti. Le foto dei rifiuti dappertutto lo segnalano.
Aver creato un telefono che non fa più solo il telefono è davvero una grande risorsa, uno strumento utile: ma, chiediamoci, è un bene caricarlo di compiti che prima erano affidati a semplici azioni che richiedevano qualche tempo in più.
Cosa ce ne facciamo di questo tempo nuovo che abbiamo?
Infine una parola sull’educazione va posta.
L’educazione è un passo decisamente importante per trattare la Speranza.
Di questa digitalizzazione dell’educazione e della crescita di giovani e giovanissimi che ne facciamo? Forse gli alunni di Socrate erano poco educati alla Critica? Allo sviluppo del Ragionare e del Cercare, del porre Domande sulla storia o sulla vita, sulla Cosa pubblica e su quali erano le Vere esigenze umane.
Il paradosso di Jevons è lì a dimostrare che si voleva usare meno carbone, invece se ne fece più uso. Così sarà della plastica, che non sarà usata senza criterio, forse se ne farà di più per altri scopi, con la maggiore preoccupazione per il suo smaltimento.
Mi rendo perfettamente conto che il cancellare lo sviluppo tecnologico è impossibile, come è impossibile chiedere al mondo una cosa che tutti dovrebbero fare.
Avevo un pensiero: che non affidassimo il nostro futuro alla scienza e che non immaginassimo la sostenibilità digitale come la soluzione di ogni nostra esigenza.
Sono anche convinto di aver esagerato nel pessimismo nel guardare alla realtà e che non è vero che un tempo tutto era meglio.
Qualche riflessione però meno trionfante sul nostro presente e sullo sviluppo della Sostenibilità andava fatta.
Bruno Calchera
Direttore CSROGGI