E’ stata una primavera difficile anche per il Terzo settore. Il Covid-19 ha dimostrato ancora una volta lo spirito solidaristico e di senso civico di tantissime donne e uomini del nostro Paese: ma questo spirito e questa capacità operativa sono ancora una volta date per scontate e non inquadrate nell’ambito giusto che dovrebbero avere.

La prova è stata duplice: da una parte, i primi decreti di aiuto per la ripartenza non avevano considerato le necessità di imprese sociali, cooperative e enti di Terzo settore, che hanno dovuto cimentarsi in appelli, lettere aperte, proteste filtrate da pochi media per ottenere (scarsa) attenzione e provvedimenti di sostegno.

Dall’altra, dovendo pensare a come gestire l’emergenza nessuno ha chiamato in causa chi ha lunga esperienza e competenze dirette, sa come funziona l’assistenza alle persone malate, ha a disposizione medici e operatori in grado di garantire il servizio.

Così nella definizione delle tappe per ripartire: chi ci governa sa benissimo che a questa emergenza sanitaria seguirà, è già cominciata, una crisi economica e sociale con conseguenze devastanti per migliaia di famiglie. Ma qualcuno ha consultato chi garantisce servizi alle persone più fragili per evitare che il Paese riparta lasciando a terra metà della popolazione?

Qualcuno ha chiamato Ugo Bressanello di Domus de Luna per farsi spiegare cosa sta succedendo a tantissimi minori e giovani che erano stati faticosamente riacciuffati prima di scivolare in un baratro di niente e che rischiano di perdersi un’altra volta? O Anna Fiscale per farsi raccontare come si fatica a ripensare un’impresa sociale quando la produzione si ferma? O Roberto Speziale di Anffas che dettagli cosa sta succedendo alle famiglie con un disabile fisico o, peggio, mentale da gestire?

Faccio tre nomi a caso e potrei farne decine. Il senso è questo: il nostro Paese ha voglia di approfittare di questa situazione per riconoscere le competenze di chi da anni garantisce il welfare del Paese? O vogliamo ancora riempire bocche e programmi con la parola sussidiarietà senza poi saperla ancora esercitare in toto?

di Elisabetta Soglio
Responsabile dell’inserto settimanale “Buone Notizie” del Corriere della Sera

 (da CSRoggi Magazine, anno 5, n.2/3, Maggio/Giugno 2020, pag. 9)

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