Il punto del Direttore

 

 

 

L’innovazione è oggi al centro dei processi di cambiamento in tutti i settori economici.
Pare proprio che lo Sviluppo Sostenibile abbia alla base lo sviluppo tecnologico, ed oggi “il digitale” la sta facendo da padrone.
C’è un clima oggi in cui il brevetto tecnologico è stimato in modo particolare ed ogni passo teso a migliorare le performance degli algoritmi trova una capacità ricettiva interessata.

I dati della settimana sono sconfortanti:
La Sostenibilità, quella ambientale, ha subito un duro colpo con il disastro della Marmolada e con il pullulare degli incendi in vasti settori del paese e con la il fenomeno della Siccità diffusa ovunque.
Anche la vita dei cittadini e delle imprese fa i conti con l’aumento dei prezzi energetici e non solo. Siccità, cambiamento climatico, guerra, sanzioni, aumento della CO2 nella atmosfera sono tutti elementi di grande negatività apparentemente irrisolvibili.

Il Decreto “Aiuti” del Governo Draghi inciderà probabilmente in modo superficiale, perché si comprende facilmente che l’origine, la causa che sta sotto al generale degrado, giunge dopo molto tempo, ed oggi assistiamo alla sedimentazione, forse irreversibile, di fenomeni mai valutati culturalmente e probabilmente frutto della rotta imboccata dall’economia e dalla politica di vivere alla giornata: produrre al minor costo, vendere ed arricchirsi.

La filosofia dei programmi annuali o triennali, con budget rigidi, non ha mostrato efficacia davanti a repentini cambiamenti e in poche occasioni si è andati alla ricerca di soluzioni di natura competitiva che non si erano sperimentati prima.
Il Nuovo – si pensa – nasce dalla programmazione per obiettivi definiti.
A volte non è così: il nuovo c’è già, occorre cercarlo e saperlo integrare nel suo giusto habitat per generare ciò di cui si ha bisogno.
E’ già accaduto ad esempio per i prodotti finanziari: i fondi Sostenibili non erano presenti nei portafogli dei grandi investitori 15 anni fa, poi qualcuno li ha scoperti ed è cambiato il mondo finanziario.

Mi piace raccontare la storia di Don Stookey che nel 1952 in una azienda americana – la Corning – inventò il vetro che non si rompeva.

L’industria si soprese davanti a questa novità che venne accantonata per molti anni perché un vetro che non si rompeva non offriva allora una capacità di business per le imprese. Era una innovazione, ma mostrava un prodotto poco adatto al mercato, e anzi poteva rappresentare per molte imprese una iattura per il proprio sviluppo. L’esperimento di Don Stoockey fu anche casuale: piazzò il vetro in una fornace per condurvi dei test. Ad un certo punto della procedura il forno alzò improvvisamente la sua temperatura, facendola passare da 600 a 900 gradi Celsius.

Tutti si aspettavano che il vetro si fosse completamente sciolto a quella temperatura.
Ma così non fu: una volta tirato fuori dal forno il materiale, videro che possedeva uno strato opaco, senza alcuna fusione. Si fece cadere il vetro al suolo ed invece di rompersi, esso rimbalzò!
Quel vetro era più leggero dell’alluminio, più resistente delle classiche lastre di vetro e più duro del metallo.

I ricercatori della Corning, con il progetto Projet Muscle ed il prodotto chiamato Chemcor si attendevano un grande successo per le svariate applicazioni: pensiamo ai veicoli spaziali, le automobili, gli elettrodomestici, ecc… ma quel prodotto risultò un grande flop nel business della Corning e nessuno ricordò più Don Stookeley. Il prodotto “disturbava” troppo il mercato che andava conservato così come era.
Il progetto fu abbandonato. Si fecero solo applicazioni per prodotti particolari.

La cosa ebbe una inversione di tendenza nel 2006 quando Steve Jobs ed Apple si preparavano a testare un nuovo iPhone. Steve notò che i vetri presenti sul mercato si graffiavano facilmente, anche solo con le monete o le chiavi.

Fu allora che ricercò la Corning, che intanto aveva fatto qualche passo producendo pentole di vetro resistente già nel 1992. Per migliorare il prodotto, che aveva uno spessore di 4 mm, Chemcore e Steve Job decisero di portarlo ad uno spessore di circa 1mm, con un comune investimento.
Venne applicato sugli IPhone: fu un successo!
 Oggi ciascuno di noi ha il proprio iPhone con il vetro di Don Stoockey! Questo vetro è chiamato “Gorilla Glass”.

Questa storia insegna molto.
Quando accade una novità, quando si introduce un nuovo prodotto, un nuovo brevetto spesso non è detto che debba funzionare tutto alla perfezione.
Occorre, soprattutto oggi, in chiave innovativa, una riflessione che può concludersi con una considerazione che suggerisce il non utilizzo.
L’innovazione Tecnologica ha il compito non solo di valutare cosa funziona in quel momento, ma quale è il pregio di quel brevetto. Deve tener presente che nel tempo esso potrebbe risolvere nuovi problemi.

E’ scorretto pensare che si inventano solo le cose che servono, spesso sono le stesse cose inventate o che accadono, che sorprendono e pongono domande, suggeriscono nuovi percorsi. A volte nasce prima la novità e poi è il genio che coglie il rapporto tra esigenza e realtà e cerca soluzioni che forse già sono presenti.

Anche questo è un processo interessante per essere sempre più sostenibili!

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

 

 

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