Siamo reduci dal Convegno del 24 Ottobre scorso in Cattolica sulla conoscenza della C.S.R. nei media e nelle aziende e senza voler fare una sintesi o un resoconto (questo ci sarà), una domanda si è posta: cosa abbiamo imparato?
Ecco le mie considerazioni di cosa abbiamo visto in tutti i relatori:
- Innanzi tutto una grande disponibilità a raccontare il personale percorso nel guardare alla Responsabilità Sociale come una avventura importante, fatta di passi appena fatti o di un percorso che si è sviluppato per anni.
Per tutti una occasione, una grande opportunità di approfondire la propria esperienza lavorativa, una dimensione della economia che può fare la differenza se si vogliono risultati buoni a lungo periodo.
- Una visione nuova che cambia i processi di comunicazione. Da tutti i relatori è emersa una grande sensibilità per l’impatto di ogni iniziativa sulla attività sociale e la necessità di iniziare a pensare a come misurarlo: dalla vita del terzo settore che si racconta e chiede novità, alla comunicazione di un giornale o dei social che deve toccare le corde giuste ed essere fattore di crescita umana; dal guardare nella propria azienda e modulare le risorse e il marketing stesso in funzione di una relazione vera e desiderata con gli stakeholder, che risultano essere protagonisti di cui abbiamo bisogno, alla analisi delle cose buone e meno buone che sono fattori di trasparenza e di serietà.
- Una collaborazione attiva: CSRoggi dopo una naturale maturazione si trova ad avere partner seri che hanno ben tracciato un percorso che diventa una indicazione di come agire: più professionalità nel racconto delle esperienze, più coraggio nell’affrontare, anche con inchieste gli andamenti e l’evoluzione della Sostenibilità. Non basta parlarne per comprenderla. Occorre una sensibilità che diventa domanda, attenzione attesa e soprattutto chiarezza. E troppo facile applicare l’aggettivo “sostenibile” per essere alla moda, ma non far avanzare di un centimetro il contenuto del proprio dire e fare.
- Il rafforzamento di una certezza viva all’origine: senza la comunicazione diffusa la C.S.R. resterà chiusa e vincolata a un giro ristretto di partecipazione. Un esempio che chiarisce: l’intervento del Rappresentante del Sottosegretario Bobba e (quindi del Governo) alla fine ha tracciato le linee guida per non perdere il cammino di una socialità rinnovata. Resta aperta una domanda che poniamo soprattutto alle realtà della Pubblica Amministrazione Locale che non hanno dato la loro adesione all’incontro: La Regione Lombardia ed il Comune di Milano.
Operare in chiave di Responsabilità Sociale è impegnativo perché occorre confrontarsi con la realtà e soprattutto essere trasparenti nella gestire la cosa pubblica. Finché la comunicazione di questi Enti sarà autoreferenziale non vi sarà politica nuova, non si vedranno in chiaro i risultati e non vi sarà referendum o consultazione di sorta per far partecipare i cittadini.
La C.S.R. aiuta la partecipazione, la misura, la verifica e alla fine dà la sua rendicontazione di risultato. Così i cittadini inizieranno ad appassionarsi di una cosa – la politica – che può diventare più nota e più partecipata.
Bruno Calchera
Direttore Responsabile di CSRoggi