Francesco Pugliese dal 2014 è amministratore delegato di Conad, la maggiore organizzazione di imprenditori dettaglianti indipendenti associati in cooperativa. La sede centrale di Conad – Consorzio Nazionale Dettaglianti – è a Bologna. Il suo fatturato, nel 2020, è stato di circa 16 miliardi di euro. I suoi dipendenti, distribuiti in tutte le regioni d’Italia in 3.300 punti vendita, sono circa 65mila.
Dottor Pugliese, con lo slogan “Persone oltre alle cose”, Conad afferma da tempo il suo impegno sociale a favore dei territori e di ogni singolo cliente. Ci può raccontare come nasce questa sensibilità e come è cambiata nel tempo?
«Da sempre Conad si impegna a fare business in maniera sostenibile, accompagnando ogni giorno la crescita e il benessere delle comunità in cui opera. Lo abbiamo fatto con ancora maggior impegno negli ultimi anni, da quando siamo diventati l’insegna leader della Grande Distribuzione in Italia. Per noi essere leader significa assumere responsabilità sempre maggiori, oltre la crescita del fatturato. Quando parliamo di “Persone oltre le cose” o diciamo che “la Comunità è più grande”, è perché siamo consapevoli di dover dare il nostro contributo concreto allo sviluppo del Paese, dai grandi centri urbani ai piccoli comuni, guardando al futuro con determinazione, impegno e positività. Il nostro compito è quello di costruire sostenibilità economica nei territori in cui operiamo, senza mai dimenticare che siamo una filiera di persone al servizio di comunità in un settore che ha il dovere e la responsabilità di rivedere le proprie logiche produttive e distributive, recitando un ruolo sempre più rilevante nella lotta ai cambiamenti climatici. In quanto leader, abbiamo varato una strategia di sostenibilità concreta, denominata “Sosteniamo il Futuro”, con numerosi filoni d’azione su tre pilastri fondamentali: Ambiente e Risorse, Persone e Comunità, Imprese e territorio».
Il comparto GDO ha cambiato nome, assumendo quello di Distribuzione Moderna Associata. In che modo avete modificato il vostro approccio al mercato rispetto alle consegne e al packaging?
«Sulle consegne, al netto delle azioni straordinarie attivate per fare fronte alla pandemia, l’intero mondo del retail deve lavorare per ripensare il servizio e renderle sostenibili, prima di tutto da un punto di vista economico: oggi queste attività, nella distribuzione alimentare, fanno registrare pesanti perdite. Si tratta di un servizio che – già in crescita negli scorsi anni – ha vissuto un’impennata a seguito delle chiusure imposte per contenere l’emergenza sanitaria: per darvi un numero, solo in Conad le consegne degli ordini online sono passate da 9mila a 100mila al giorno. Anche il packaging è una sfida per l’intero comparto. Noi, nello specifico, abbiamo individuato 4 aree di intervento prioritarie che riguardano tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto: riciclabilità dei materiali, utilizzo di materiali riciclati, biodegradabilità e compostabilità, ecodesign. Noi insistiamo anche su educazione e informazione del consumatore, fornendo indicazioni chiare e comprensibili per il corretto smaltimento da molto prima che queste diventassero obbligatorie per legge. Investiamo perché un numero crescente di prodotti a marchio abbia imballaggi sostenibili, sia per la tipologia di materiale utilizzato sia in termini di ottimizzazione delle dimensioni.
Ci può dare un’idea del vostro impegno presente e futuro in questa direzione?
«Abbiamo già raggiunto risultati importanti, ma puntiamo sempre di più a far crescere il nostro impegno. Ad esempio, dal 44% di referenze con packaging in materiale riciclabile nel 2019 arriveremo al 60% nel 2021 e abbiamo l’obiettivo di arrivare a circa il 70% entro il 2022. In linea generale, vogliamo avere imballaggi sostenibili per tutti i nostri prodotti, compatibilmente con i vincoli tecnico-produttivi. Per il futuro, stiamo lavorando su direttrici di sviluppo che ci portino a ridurre il consumo di materie prime vergini, a incrementare l’utilizzo di prodotti da fonti rinnovabili e al reinserimento nel ciclo produttivo di una quota sempre maggiore di materiali sostenibili. Infine, cerchiamo di implementare azioni che possano favorire la separazione e il riciclo dei materiali da parte del consumatore».
Conad, a differenza di altri marchi, è un consorzio di cooperative: come riuscite a coordinare le iniziative di ciascuno mantenendo un’uniformità di immagine e incrementando una comune mentalità orientata alla sostenibilità?
«Consorzio e cooperative vanno come un treno su binari che noi chiamiamo Movimento e Sistema. Il Movimento è l’insieme dei nostri valori, del nostro modo di stare insieme al servizio delle comunità. Il Sistema è il nostro modo di fare business, di organizzare il lavoro delle oltre 65mila persone che lavorano in 3.400 punti vendita. Le cooperative lavorano con i soci sui territori, il consorzio con le cooperative per ottimizzarne ogni attività. Questo treno corre incontro a un futuro sostenibile attraverso la piattaforma di azioni concrete “Sosteniamo il futuro”, che prevede azioni in ognuna delle tre dimensioni dell’agire quotidiano dell’insegna: Ambiente e Risorse, Persone e Comunità, Imprese e Territorio. Oltre alla sostenibilità ambientale, poniamo particolare attenzione agli aspetti sociali, collaborando con le comunità nella scuola, nello sport, nella cultura e nella solidarietà, con azioni per oltre 30 milioni di euro nel solo 2020, e agli aspetti economici, valorizzando e supportando la filiera agroalimentare italiana con collaborazioni durature con circa 7mila fornitori locali, con un giro d’affari di 2,6 miliardi di euro, cui si aggiungono le ricadute sull’indotto».
A proposito della Governance: in questo aspetto aziendale, che rappresenta un pilastro negli ESG della Agenda 2030, avete introdotto figure professionali specifiche o gruppi di lavoro per migliorare la qualità della CSR e delle sue molteplici implicazioni?
«Consapevoli della nostra posizione e dei notevoli riflessi sulla società derivanti dalle nostre attività, Conad ha assunto la sostenibilità come driver delle proprie scelte strategiche di business, avviando un percorso di definizione delle politiche e delle strategie di sostenibilità. In questo contesto, Conad sta compiendo una transizione verso un governo delle tematiche di sostenibilità che guardi al futuro, con obiettivi e traguardi di medio-lungo periodo ben definiti, che sappia mettere a fattor comune le innumerevoli iniziative e linee di attività già intraprese o programmate. A guidare questa evoluzione anche la nascita di una Fondazione Conad ETS, che avrà il ruolo di sostenere e valorizzare in modo unitario e coerente le tante e diversificate azioni di sostenibilità ambientale, sostegno sociale, filantropia che Conad ha già avviato e di svilupparne di nuove. Una chiara e profonda volontà di intraprendere un cammino articolato per mettere al centro l’impegno per il bene comune, il supporto alle comunità, gli interventi in favore di ambiente e solidarietà, il sostegno allo sviluppo culturale di giovani e comunità».
Rispetto per l’ambiente, benessere degli animali, prodotti alimentari naturali, risparmio energetico, rifiuti biodegradabili, eliminazione delle plastiche, sono argomenti di dominio pubblico. Ci potete fare qualche esempio che documenti la trasformazione avvenuta nella vostra realtà? L’impegno è proseguito anche durante il periodo di pandemia?
«Oggi i primi interventi per dare concretezza al nostro impegno sono quelli volti alla riduzione di emissioni nocive e all’impiego di energie rinnovabili. La logistica e i sistemi informativi possono concorrere a raggiungere risultati notevoli e qui noi investiamo pesantemente. Sulla logistica, asset strategico fondamentale per costruire valore e una leva virtuosa per costruire sistemi sempre più efficienti, responsabili e sostenibili, abbiamo ottimizzato carichi e tratte, sviluppando intermodalità e ricercando collaborazione da parte di tutti gli attori della filiera. In particolare, siamo tra i primi retailer in Europa a sviluppare un innovativo modello di trasporto a “franco fabbrica”, che ci consente di curare le operazioni di trasporto sia dei nostri prodotti a marchio, sia dei prodotti delle marche industriali, con un forte abbattimento delle emissioni grazie a mezzi più capienti, che viaggiano sempre a pieno carico, parte di una flotta rinnovata, con sempre più mezzi a basso impatto ambientale.
Ho già parlato degli interventi effettuati sul packaging dei prodotti a marchio. Aggiungo che altri pilastri della nostra strategia “green” sono il benessere animale: chiediamo alle aziende fornitrici di garantire nei loro allevamenti condizioni di vita superiori ai requisiti di legge; la completa tracciabilità dei prodotti; il ricorso a certificazioni (MSC, ASC e FOS) nei prodotti a marchio a base di pesce; l’adozione di comportamenti responsabili nel punto vendita. Ad esempio, il monitoraggio dei consumi elettrici, ma anche l’utilizzo di shopper biodegradabili e compostabili, nuovi progetti per i sacchetti della gastronomia in carta, affinché siano riciclabili al 100%; l’utilizzo di volantini, carta da imballaggio e scontrini realizzati a partire da carta proveniente da schemi di certificazione forestale indipendente. Si tratta di attività che stiamo portando avanti da tempo, e che abbiamo ulteriormente accelerato in tempi di pandemia, nella consapevolezza del ruolo sociale e di esempio che la Grande Distribuzione ha nei confronti di produttori e consumatori».
a cura di Marco Taverna
(da CSRoggi Magazine, anno 6, n.3, Maggio/Giugno 2021, pag. 24)