Bolton Group è una multinazionale che ha sede a Milano e che produce e vende prodotti di largo consumo in 139 Paesi del mondo. I settori di cui si occupa sono estremamente vari e vanno dall’alimentare alla cura del corpo, dai detersivi per la case e per il bucato agli adesivi e ai collanti. In particolare, tra i marchi più noti commercializzati da Bolton Group ci sono le varie marche di tonno in scatola: su tutte Rio Mare, a seguire Palmera.
La pesca ai fini commerciali, in particolare quella del tonno, è un argomento che negli ultimi anni è stata oggetto di particolari attenzioni, perché non sempre attenta e rispettosa dell’ambiente marino e dei suoi numerosi e vulnerabili “abitanti”. Per questo motivo Bolton Group è da tempo attenta alle modalità con cui i tonni vengono prelevati dal mare e successivamente lavorati prima di entrare nelle scatolette di alluminio. Un’attenzione alla sostenibilità che riguarda la totalità della filiera e che coinvolge attivamente tutti gli stakeholder, nel rispetto anzitutto dell’ambiente marino, che come sottolinea Luciano Pirovano, Sustainable Development Director di Bolton Food, «è una risorsa unica e preziosa, che deve essere preservata per le generazioni future».
Dottor Pirovano, come è pianificata la sostenibilità in Bolton? Quali sono i passaggi più importanti che hanno segnato il vostro primato nella CSR?
«In qualità di leader di mercato, abbiamo il compito di guidare lo sviluppo sostenibile del settore ed è grazie a questa consapevolezza che adottiamo un modello di sostenibilità capace di tenere in considerazione ogni aspetto della filiera e di includere tutte le persone che operano direttamente o indirettamente con noi. Per questo dal 2011, abbiamo sviluppato il programma di sostenibilità a 360° “Qualità Responsabile” che si sviluppa su 4 aree: la pesca e la tutela dell’ecosistema marino, il rispetto dell’ambiente, il rispetto delle persone e la corretta alimentazione. Abbiamo anche sviluppato una nuova struttura di governance costituita dal Sustainable Development Department, il cui compito è quello di assicurare l’implementazione quotidiana di strategie di sostenibilità. Inoltre, siamo fortemente convinti che il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dipenda dalla modalità con cui i soggetti pubblici, privati e non profit collaborano tra di loro. Per questo, adottiamo un atteggiamento positivo e favorevole alle partnership multi-stakeholder come testimonia il nostro ruolo nella creazione nel 2009 dell’International Seafood Sustainability Foundation (ISSF), una delle principali autorità riconosciute a livello globale nel settore ittico, e il raggiungimento nel 2016 della prestigiosa partnership con il WWF, che ci vede impegnati a raggiungere entro il 2024 il 100% di tonno pescato da fishery certifcate MSC (Marine Stewardship Council) o coinvolte in progetti di miglioramento della pesca (Fishery Improvement Projects – FIPs) credibili e robusti. Nel 2017 siamo riusciti a raggiungere il 52,4% del tonno proveniente da fonti sostenibili. Entro il 2024, anche il 100% delle altre specie di pesce di cui Bolton Food si approvvigiona (salmone, sgombri e sardine) proverrà da attività di pesca certificate MSC/ASC».
Parliamo di Tonno Rio Mare. Può riassumere la vostra attenzione e cura alle modalità di pesca e alla produzione nelle diverse parti del mondo?
«Siamo stati tra i membri fondatori dell’ISSF (http://iss-foundation.org) e siamo compliant con tutte le sue misure di conservazione che riguardano, tra gli altri, aspetti fondamentali come l’impegno a non acquistare tonno da barche presenti nella lista IUU (Illegal, Unreported, Unregulated Fishing), la limitazione della capacità di pesca e l’obbligo ad acquistare esclusivamente da barche registrate nel ProActive Ves-sel Register (PVR), un registro istituito da ISSF per favorire la sostenibilità della pesca del tonno. I metodi di pesca del tonno sono molteplici, ognuno con i propri aspetti positivi e negativi in termini di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Per questo, abbiamo deciso di adottare una strategia di diversificazione dei metodi di pesca e abbiamo investito nello sviluppo di filiere di pesca su piccola scala come la pesca a canna, la pesca da piccoli purse seiner e l’incremento della pesca su banchi liberi, coinvolgendo tutte queste filiere in progetti di miglioramento della pesca (FIP), per promuovere un cambiamento positivo in tutto il settore. A testimonianza di questo impegno, nel 2018 abbiamo prefissato due obiettivi ambiziosi, che sono stati apprezzati anche dall’associazione ambientalista Greenpeace, con la quale abbiamo da anni un confronto costruttivo e stimolante. In particolare:
- entro il 2020, il 50% del tonno sarà pescato con i metodi di pesca più selettivi caratterizzati da un basso livello di pesca accidentale e un ridotto impatto ambientale. Ad oggi, questi metodi di pesca coprono il 28% degli approvvigionamenti di Bolton Food.
- entro il 2020, il restante 50% del tonno sarà pescato da barche da pesca con reti a circuizione che adottano misure per la gestione dei FAD.
Nel tempo, inoltre, Rio Mare ha diversificato le specie di tonno pescato, passando dal 100% di tonno pinne gialle al 56% grazie all’inserimento del tonnetto striato, che oggi pesa il 44% degli approvvigionamenti dell’Azienda, fermo restando l’impegno a non commercializzare le specie a rischio di estinzione come il tonno rosso e quelle sovra sfruttate come il tonno obeso».
Quali difficoltà avete affrontato per raggiungere questa qualità? I pescatori come sono stati coinvolti?
«La filiera del tonno è molto lunga e complessa e, per questo motivo, ci si interfaccia con una grande molteplicità di attori. Un ruolo fondamentale è ricoperto dai pescatori, che abbiamo coinvolto tramite la condivisione delle nostre best practices per una pesca sostenibile, in progetti di formazione sulla riduzione del by-catch e con la creazione di progetti di valore condiviso volti a favorire i pescatori e le comunità nelle quali sono inseriti. Inoltre, il management delle aree di pesca è di competenza di istituzioni multilaterali, chiamate Regional Fisheries Management Organizations (RFMOs), create dai governi per promuovere la corretta gestione degli stock di tonno negli oceani. Tramite l’ISSF, siamo impegnati in attività di advocacy e di sensibilizzazione delle RFMOs e degli Stati membri che ne fanno parte. L’obiettivo di queste azioni è quello di stimolare l’adozione di policy capaci di portare a un cambiamento concreto e positivo nella gestione della pesca del tonno a livello mondiale».
Il bollino sulle scatolette di Tonno Rio Mare è un indicatore della qualità. Qual processo di comunicazione avete adottato per informare i clienti di questo risultato?
«Tutte le nostre confezioni di prodotto presentano il logo “Qualità Responsabile”. Inoltre, abbiamo sviluppato un sistema di tracciabilità all’avanguardia, certificato ISO 22005, che ci permette non solo di garantire la sicurezza alimentare del prodotto finale, ma anche di promuovere la tutela dell’ecosistema marino. I nostri impegni e i nostri risultati in termini di sostenibilità sono comunicati anche sul nostro sito (www.qualitaresponsabile.it) e nel report Socio-ambientale che abbiamo pubblicato a ottobre 2018. Inoltre, al fine di generare un vero cambiamento nelle abitudini di acquisto dei consumatori, dallo scorso anno abbiamo lanciato “Insieme per gli Oceani”, il progetto di comunicazione della partnership con il WWF che ha interessato (e continuerà a farlo) televisione, eventi in store e la comunicazione digital, al fine di coinvolgere le nuove generazioni, la cui educazione a scelte responsabili è un tassello fondamentale nel percorso verso la sostenibilità».
Quali sono i passaggi, gli obiettivi, che avete rilevato per incrementare ancora di più la vostra leadership?
«In Bolton Food siamo convinti che la responsabilità sociale sia una fonte di opportunità per l’azienda e non solo. La sostenibilità, infatti, è in grado di innovare, differenziare e creare valore condiviso per tutti gli attori coinvolti. L’adozione di scelte socialmente ed eticamente responsabili aumenta la responsabilizzazione e la consapevolezza di tutte le funzioni aziendali e genera maggiore motivazione, impegno e fiducia dei dipendenti. A tal proposito, stiamo affrontando in maniera strutturata e approfondita il tema del rispetto dei diritti umani e delle condizioni di lavoro, attraverso la creazione di code of conduct e di policy ad hoc, al fine di raggiungere la leadership anche in questo pilastro fondamentale della nostra strategia di sostenibilità. Per quanto riguarda l’analisi su come potrebbe essere regolata la pesca per preservare l’ambiente, crediamo che -come dimostrato dai più importanti scienziati e biologi marini – si tratti di un tema complesso e di una sfida che si può vincere solo attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori del settore. Noi siamo pronti a fare la nostra parte affinché il mare continui a essere una risorsa preziosa per le generazioni che verranno».
a cura di Carlo Rho