Il punto del Direttore
E’ una domanda implicita in questo tempo di crisi, in cui sono molti che si stanno accanendo con tutte le riforme tese alla Sostenibilità economica. Ciò sembra un costo esagerato. Greta Thumberg è la strega cattiva che ha enfatizzato esageratamente temi ambientali e di alimentazione, non avendo bene in mente le crisi che si sarebbero accese.
La crisi delle risorse economiche è davanti agli occhi di tutti nel mondo; se la cavano i gruppi di potenti economici che oggi decidono i prezzi e spesso le politiche del mondo.
Abbiamo sentito la frase “i prezzi sono cresciuti in modo pazzesco mentre si pretende che l’agricoltura, l’ambiente, mostrino unicamente il loro volto ecologico”.
Ci aiutano queste righe di F. Rossi, tratte dal suo libro: « Quanto più I conservatori e gli investitori esprimeranno, con i loro comportamenti di acquisto e finanziamento, una domanda di sostenibilità, tanto più la Corporate Sustainability diventerà pratica corrente, in chiave di vantaggio competitivo da parte delle imprese più lungimiranti e anticipatrici, di chiave difensiva – per non essere penalizzate – per quelle che seguono. Analogamente la convenienza economica terrà conto degli orientamenti dei lavoratori, dei legislatori, delle autorità di regolazione. Tutti questi elementi caratterizzano la situazione attuale, almeno in termini di tendenze di fondo. (…) Se invece la scelta è basata sul movente valoriale, la convenienza potenziale non è, almeno entro i limiti della sostenibilità economica, una condizione vincolante. Sono in gioco altri fattori: la consapevolezza della responsabilità per le conseguenze ambientali e sociali dell’agire di impresa, una lettura del ruolo dell’impresa nella società che considera inaccettabile generare profitto per gli azionisti a scapito dell’ambiente e del benessere di altri stakeholder, la volontà di attenersi a convinzioni etiche e ai propri valori anche nella attività imprenditoriale e manageriale, non solo nella propria sfera personale privata.». (da “La Sfida Inevitabile” di Fulvio Rossi. Edizioni il Mulino. pag.87,88)
La sfida della Corporate Sustainability appartiene al tipo di processo imprenditoriale che si desidera portare avanti. Vi sono vincoli ambientali e mi pare che il legislatore abbia fatto passi necessari: spesse volte esagerando nelle imposizioni ai cittadini – Vedi il sindaco milanese Giuseppe Sala con i possessori di mezzi di trasporto: ha desiderato fare l’anticipatore mettendo in ginocchio tanti, soprattutto gli anziani.
Per molto tempo sono stati gli imprenditori che hanno intravisto un vantaggio competitivo che andava ad incidere fortemente sul sistema valoriale dell’azienda stessa. Gli azionisti si sono trovati in una situazione molto confortevole.
A volte l’insensibilità profonda davanti agli ESG, alla irresponsabilità nei fatti davanti a riforme decisamente importanti ha significato mantenere quote di mercato e azionisti contenti, ma senza un vero respiro davanti al mondo che cambia.
E’ il mondo che sta cambiando. Volenti o nolenti la realtà che respiriamo, che vediamo tutti i giorni è ormai un’altra cosa rispetto a soli 20 anni fa.
Imprenditori, sindacati, fornitori, stakeholder in genere si rendono conto che se frana il territorio, ad esempio, è una grande tragedia, ma lo è oggi davanti alla rivolta del clima che 20 anni fa non c’era, Il territorio non subiva violenze dal clima come oggi!
La stessa vita dei lavoratori dopo il COVID è cambiata. Hanno ben compreso che il lavoro e le sue forme sono mutate profondamente e che oggi camminano molto velocemente.
Un fatto è pero decisamente importante: non si possono fare grandi cambiamenti se non si hanno le risorse. La cosa vale dal PNRR a ogni programmazione aziendale. I passi sono sempre commisurati dalle riforme che si possono attivare.
Se la Sostenibilità è innanzi tutto una forma culturale quella è aperta ad ogni sviluppo.
Già in chiave formativa per chi studia ad ogni livello si può far menzione alla cura dell’ambiente, alla salvaguardia alimentare, alla attenzione per tutti coloro che operano per la sicurezza in ogni settore; si può insegnare la geografia indicando dove sono le isole di rifiuti grandi 3 o 4 volte la nostra penisola. Si può accostare molti a guardare la realtà modificata rispetto ai libri di scuola.
A volte si deve attendere per fare un passo più lungo: vanno monitorati i tempi ed è indispensabile vedere coloro che fanno fughe in avanti per mero sfizio ideologico, magari con il sostegno di molta gente al seguito.
Spesso la spinta ideologica nata dal pensiero non guarda la realtà che si affina nell’esperienza giornaliera. E’ quest’ultima che corrobora la ragione illuminando ogni scelta per il bene di tutti.
Bruno Calchera
Direttore CSROGGI