Il punto del Direttore

 

 

 

Sabato 19 Marzo il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo molto interessante di Emily Capozucca dal titolo “Aquafil, in Patagonia per il Nylon riciclato”
L’inizio dell’articolo mi ha incuriosito: “Continua ed estende la sua missione ambientale fino in Patagonia. Aquafil, una azienda di Arco in provincia di Trento che produce fibre sintetiche, il Naylon soprattutto ed è pioniere nella circular economy grazie alla invenzione del filato Econnyl, ottenuto da scarti di tessuto e tappeti e reti da pesca.”

La notizia: un accordo con una azienda cilena dedicata al riciclo della plastica per aiutare l’ecosistema della Patagonia.
Il pezzo di Capozucca aggiunge “Quella del salmone rappresenta – per WWF – il sistema di produzione alimentare con la più alta crescita a livello globale con 2.5 milioni di tonnellate.”
Le parole di Giulio Bonazzi sono una descrizione di come un’azienda italiana ha preso sul serio non solo il PNRR, ma soprattutto il percorso segnato dai Goal della Agenda 2030.

Egli dichiara infatti. “In Aquafil siamo sempre impegnati nell’elaborazione di una economia sempre più sostenibile e circolare e questa partnership ci rafforza e aumenta la nostra capacità di raccogliere, riciclare e rigenerare prodotti a fine vita in filo di naylon/ Econyl che verrà poi utilizzato per creare costumi da bagno, borse e giacche. Ci installeremo in Cile con un investimento di 10 milioni di euro, permettendo la creazione di circa 30 posti di lavoro.” L’operazione “ si concentrerà sul recupero e riciclo del nylon 6 dagli attrezzi da pesca , dalle reti e da altri rifiuti in tutto il Cile e potenzialmente nel resto del Sud America”

Fin qui la notizia.
Ma come mai Giulio Bonazzi è andato in Cile per recuperare reti da pesca da riciclare? E’ una bella domanda che ci piacerebbe fare ad un imprenditore che nel 2021 ha aumentato il fatturato del 30,5% ed è presente in 8 stati con 2.600 collaboratori e 19 stabilimenti in tre continenti.

Penso che Giulio Bonazzi operi in Italia con la stessa intensità, che il suo nome non sia noto tra i pescatori italiani, che abitualmente devono riacquistare reti da pesca. D’altra parte non ho mai immaginato che il nylon fosse riciclabile e nemmeno che i tappeti potessero trovare un nuovo impiego.

Ma è una mentalità che ha l’urgenza di trovare testimoni come il CEO di Aquafil per iniziare quel cambiamento virtuoso che spesso non dipende dagli investimenti del governo.

La sostenibilità trova la sua ragione nella attenzione all’opera che si sta facendo, uno sguardo creativo che riesce a verificare la possibilità di ricondurre ciò che è scartato in nuova opportunità di sviluppo.

Il secondo pensiero che sorge immediatamente è rivolto alla burocrazia dello stato: abbiamo visto come le iniziative del Ministro Cingolani faranno fatica – o non ce la faranno – a raggiungere i risultati del PNRR. Proprio per i tornanti imposti da più soggetti implicati, (i ministeri) le Sovraintendenze, le Regioni, i Comuni ed infine le Associazioni di cittadini che troveranno certamente le ragioni per rivolgersi alla Magistratura per qualche elemento che la progettazione non ha previsto.

Giulio Bonazzi è andato in Cile e lì investe.
Potrebbe accadere anche da noi. Già sono visibili le delocalizzazioni degli stabilimenti. Gli scioperi e la perdita di posti di lavoro.
La burocrazia e la magistratura sono assolutamente insensibili alla parola Sostenibilità!

Non sanno dove abita, cosa serve, cosa porta, quali sacrifici comporta ma soprattutto quante opportunità vengono a galla. Vediamo la difficoltà di attrezzare il territorio all’auto elettrica.
Le pubblicità si sprecano. Chi acquista l’auto elettrica è perfettamente consapevole di come potrà gestire i rifornimenti, ha la consapevolezza che oggi il territorio italiano è disattrezzato.
Sa come arrangiarsi.

Molti accettano la soluzione ibrida per necessità. (i Taxisti sono utenti di primo livello in queste scelte!)

Il tema non dipende da eventi eccezionali, ma da una mentalità culturale che in Aquafil si respira e che Giulio Bonazzi ben rappresenta. Un esempio per tutti!

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

 

 

Share This