Il tema della sostenibilità è centrale anche nel settore dell’automotive. Il comparto ha proporzioni gigantesche: 1,3 miliardi di vetture nel mondo, 42 milioni in Italia, con quasi 2 milioni di immatricolazioni nel 2017.

Per ridurre l’impatto ambientale di questa massa di veicoli i governi e le industrie investono sempre più sulla mobilità sostenibile, per dare alle persone – secondo l’espressione del World Business Council for Sustainable Development – “la possibilità di spostarsi in libertà, comunicare e stabilire relazioni senza mai perdere di vi­sta l’aspetto umano e quello ambientale, oggi come in futuro”.

 Chi punta sul motore elettrico
Le soluzioni non sono però univoche. Grandi case automobilistiche come Toyota, Nissan, Volkswagen, Ford, Bmw puntano sulla mobilità elettrica. Il motore elettrico, preso in sé, è molto efficiente, ha un bassissimo impatto ambientale, richiede meno manutenzione, ha ottime prestazioni in accelerazione e ripresa.

Si attrezzano anche gli Stati. La Norvegia, paese leader in questo campo, con il 52% di immatricolazioni di auto elettriche, bandirà benzina e diesel dal 2025. Altrettanto farà l’Olanda. Altre nazioni, come Francia, Regno Unito e anche Italia puntano a qualche decennio dopo, ma è convinzione di tutti che l’uso dei combustibili tradizionali vada modificato. Chi spinge maggiormente verso l’elettrico è la Cina, sia per la mobilità privata sia per quella del trasporto pubblico. Il trend ha riflessi anche nel costume: sono nate competizioni sportive di auto elettriche, come la “Formula E” e anche un mito del motore a scoppio (e che scoppio!) come la Harley Davidson annuncia a breve un modello senza valvole e pistoni.

La propulsione elettrica ha però anche lati negativi. Ci sono territori, e l’Italia è uno di questi, in cui la rete di colonnine di ricarica è scarsissima. L’autonomia è ancora problematica. Le batterie pesano molto, durano poco e la loro costruzione non è senza rischi per l’ambiente (ad esempio per l’estrazione del litio). Ma, soprattutto, l’energia di cui si servono deve essere a sua volta prodotta. Molti analisti dubitano della reale possibilità di assicurare adeguata produzione energetica “pulita” a un mercato di auto esclusivamente elettriche. Altri sono scettici sulla profittabilità del settore.

Chi pensa a migliorare i motori tradizionali
Sergio Marchionne ha dichiarato che «forzare l’introduzione dell’elettrico su scala globale, senza prima risolvere il problema di come produrre l’energia da fonti pulite e rinnovabili, rappresenta una minaccia all’esistenza stessa del nostro pianeta» e ritiene più utile «concentrarsi sui miglioramenti dei motori tradizionali e lavorare alla diffusione di carburanti alternativi” come ad esempio il metano. Ciò conferma l’ipotesi che una maggiore sostenibilità della mobilità sia legata non solo all’e­lettrico, ma più in generale all’e­voluzione, graduale e coordinata, di tutte le tecnologie dell’auto­motive, comprese le propulsioni ibride. C’è molto margine per migliorare creativamente l’efficienza dei veicoli e soprattutto la razionalità del loro utilizzo.

Sostenibilità e innovazione
In ultima analisi, il tema della sostenibilità è dunque legato a quello dell’innovazione. Ma oggi la bandiera dell’innovazione è anche un fenomeno mediatico, di grande appeal, sotto il quale, però, ci sono anche ragioni di mercato. Il parco auto mondiale va verso un ricambio radicale. Promuovere una mobilità veramente sostenibile significa innescare una rivoluzione gigantesca per i veicoli e per l’intera filiera produttiva, dall’estrazione del petrolio alla componentistica. In questa trasformazione i motivi culturali si intrecciano con quelli economici. Non bisogna scandalizzarsene. L’esigenza di migliorare l’impat­to sulla vita reale delle persone e sull’ambiente non perde valore e neppure purezza se si accompagna con un’opportunità di mercato. Come sempre nella storia, i grandi cambiamenti epocali sono frutto del meticciato di più fattori. Ed è un errore assolutizzarne uno a scapito degli altri.

di Giuseppe Feyles
Autore, produttore e dirigente televisivo,
già direttore di Retequattro, Iris e Top Crime

(da CSRoggi Magazine, anno 3, n.2, Marzo 2018, pag. 6)
(foto: biotravel.it)

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