Milano, 8 Giugno 2018 – È stata presentata ieri a Milano la quinta edizione dell’Osservatorio “Sustainability Sentiment”, realizzato da Aida Partners e Message per monitorare lo stato di salute della sostenibilità nelle società, nell’economia e nella finanza italiana. A fronte di risultati estremamente positivi, ciò che emerge è la difficoltà per le aziende di passare dai propositi alle azioni.
Vediamo nel dettaglio qualche risultato.
La sostenibilità nelle strategie aziendali
La sostenibilità entra in una fase più matura, dove la correlazione tra la sua implementazione nei processi e la convinzione che essa crei valore è diretta. In questo contesto, essa contribuisce a creare valore tout court per il 79% dei rispondenti (+14% VS 2015) e crea valore sui mercati finanziari per il 72%.
Gestire la sostenibilità e coinvolgere gli stakeholder
Nel 2017 la “misurazione delle performance” viene considerata tra gli elementi gestionali della sostenibilità meglio implementati dalle imprese, con una valutazione mai raggiunta nelle passate edizioni: i rispondenti danno una valutazione che migliora dell’11% rispetto al 2015.
L’uomo al centro?
Con una cultura della sostenibilità che mette radici nelle imprese (anche se con qualche difficoltà), ascoltare gli stakeholder è un primo passo, ma non è sufficiente se a questo ascolto non segue una risposta e il coinvolgimento. (…)
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Dopo la presentazione della ricerca, illustrata da Riccardo Taverna di AIDA Partners e Dario Mezzaqui di Message, è seguita una interessante tavola rotonda condotta da Cristina Lazzati, direttore di Mark Up, con Roberto Del Giudice, Comunicazione e CSR di Fondo Italiano d’Investimento SGR; Michele Merola, Ricercatore dello IEFE – Università Commerciale Luigi Bocconi; Selina Xerra, CSR Manager di Iren SpA
Il confronto è iniziato a partire dalla evidente complessità dei report stilati e dalla difficoltà documentata dalla ricerca appena presentata, del dato che in realtà le imprese in realtà non tengono molto in conto lo stakeholder engagement.
Probabilmente per difficoltà nel misurarne i ritorni (Taverna), per la difficoltà di leggere documenti complessi e voluminosi (Mezzaqui), per l’alto numero di soggetti con cui si deve entrare in rapporto e della difficoltà degli stakeholder stessi a farsi coinvolgere o a riconoscere che in realtà sono già soggetti attivi di buone pratiche di sostenibilità (Del Giudice).
Per quanto riguarda la difficoltà di comprensione dei rapporti, Merola ha evidenziato che spesso le aziende -soprattutto le meno strutturate- si limitano a descrivere le attività sostenibili legate al risparmio energetico mentre sarebbe auspicabile allargare gli interventi ad una visione complessiva che comprenda tutta la strategia aziendale. Proprio come affermato da Xerra che ha posto nella visione strategica, la leva da proporre a tutto il management per giungere ad inserire la Sostenibilità come supporto alle decisioni di lungo termine, con pari rilevanza delle consuete politiche economiche.
Un nuovo giro di domande di approfondimento ha reso evidente che è necessario modificare la cultura d’impresa attraverso attività sottoposte a misurazione che possano rilevare il valore delle attività svolte e in che modo possono accrescere la reputazione aziendale (Taverna); ci si è resi conto che il termine Sostenibilità è utilizzato a sproposito e allargato a moltissimi argomenti: risparmio energetico, gestione dei rifiuti, spreco alimentare, energia circolare, inclusione sociale. Merola ha sottolineato la necessità di rendere i report, soprattutto le analisi di materialità, meno noiosi; preferendo azioni concrete che coinvolgano più direttamente gli stakeholder.
Efficace il contributo di Selina Xerra che ha messo in evidenza che l’attenzione alla Sostenibilità aziendale è parte integrante della modalità corretta di fare business: il coinvolgimento di dipendenti, clienti, fornitori, management in qualità di “partner” fa acquisire un vantaggio di buona reputazione, di cui i clienti, in primo luogo, valutano la convenienza e che li spinge a preferire i prodotti e/o servizi proprio di le aziende che oltre a praticare la Sostenibilità sono in grado di comunicarla efficacemente.
Alla domanda finale posta da Lazzati, di riassumere in una battuta l’utilità dello stakeholder engagement è stata ribadita l’assoluta positività da Taverna, ricordando che quelle che oggi vengono definite “buone prassi” erano già utilizzate dalla fine dell’Ottocento (dal Villaggio Crespi d’Adda, all’impegno di Adriano Olivetti), Mezzaqui ne constata l’interesse ma denuncia una modalità ancora confusa nella comunicazione che a volte è prolissa, a volte troppo sintetica e spesso affidata principalmente ai canali social. Del Giudice ne ha confermato l’utilità avvertendo che la comunicazione di quanto viene fatto deve esser ben studiata per rendere efficacemente l’impegno apportato. Merola ha tenuto a raccomandare la serietà della comunicazione ponendo attenzione alla coerenza di quanto espresso nel report, con i comportamenti reali adottati dalle aziende, mentre Xerra ha ribadito l’importanza della condivisione dei valori espressi nella mission aziendale con gli obiettivi proposti per realizzarla.
A conclusione è stato auspicato da tutti i partecipanti l’importanza di trovare modalità di coinvolgimento diretto degli stakeholder, come da loro stessi richiesto.
a cura di Marco Taverna