Le imprese italiane battono quelle statunitensi nell’impegno nei confronti della sostenibilità ambientale e sociale: se in Italia assistiamo sempre più a un’adesione obbligatoria e volontaria alla presentazione della dichiarazione di carattere non finanziario (Dnf), negli Usa i consigli di amministrazione si rivelano meno sensibili al tema. È quanto emerge dalla BDO Board Survey 2018 condotta annualmente da BDO, network internazionale di revisione contabile e consulenza alle imprese.
Secondo la ricerca, somministrata tra luglio e agosto 2018 a 140 direttori generali di consigli di amministrazione di società statunitensi quotate, il 74% dei leader d’impresa non riconosce l’importanza di informazioni relative alla sostenibilità per la comprensione del business di un’azienda e in supporto agli investitori perché realizzino investimenti informati e prendano adeguate decisioni di voto.
I rispondenti di parere negativo aumentano di ben 28 punti percentuali rispetto allo scorso anno, segnando un brusco ritorno ai valori del 2016 (76%). Tale oscillazione può essere almeno in parte attribuita a una minore attenzione politica nei confronti delle tematiche di sostenibilità negli Usa: l’anno scorso, la survey di BDO aveva coinciso con la decisione del Presidente Trump di fare marcia indietro rispetto agli accordi di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico e con il riconoscimento dell’impatto delle regolamentazioni ambientali sui business storici dell’oil&gas.
Una tendenza totalmente opposta rispetto a quella che si osserva in Italia, Paese che si conferma particolarmente sensibile e all’avanguardia circa le tematiche di sostenibilità grazie anche all’accelerazione imposta dalla Direttiva Barnier sul non financial reporting, recepita in Italia con il Decreto Legislativo 254/2016. Sono 205 infatti le “dichiarazioni di carattere non finanziario” già depositate a Consob, con un incremento di quasi il 60% dovuto all’obbligo di legge.
Aumenta la presenza di aziende italiane negli indici di sostenibilità più conosciuti, come ad esempio il Dow Jones Sustainability Index (DJSI) che ha visto tre nuove imprese italiane entrare nel paniere 2018 rispetto alle sette dell’anno precedente.
“La dichiarazione di carattere non finanziario si configura come uno strumento fondamentale per attrarre investitori istituzionali e asset manager, per i quali l’individuazione di metriche di misurazione della sostenibilità sta diventando imprescindibile – commenta Carlo Luison, Partner Sustainable Innovation, BDO Italia – In virtù delle nuove norme e in linea con un trend che non smette di migliorare da anni, vediamo anche un significativo aumento di comitati endoconsiliari coinvolti nelle valutazioni strategiche in materia di sostenibilità e questioni ESG (environmental, social and governance).
“Le aziende del nostro Paese si dimostrano particolarmente all’avanguardia perché effettivamente dotate di elementi che rispondono sì ad obblighi di legge, ma che, dal punto di vista della sostenibilità, rappresentano un vantaggio competitivo rispetto al resto del mondo. Possiamo comunicarlo meglio e beneficiarne di più. Favorendo, allo stesso tempo, buoni esempi di gestione responsabile”, conclude.
(da adnkronos.it del 31 ottobre 2018)