Lo studio è stato richiesto dalla Commissione employment del Parlamento europeo in considerazione delle aperture su questi temi da parte della presidente della Commissione europea Von der Leyen, che nel suo discorso di insediamento ha proposto di perseguire la «via europea» per creare un’Unione più giusta e più egualitaria. Per muovere in questa direzione la presidente Von der Leyen ha chiesto ai Commissari di garantire, in ciascun settore, la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Le domande a cui lo studio ha inteso rispondere sono quelle della definizione del concetto di sostenibilità sociale nella più ampia cornice dello sviluppo sostenibile, e della sua misurazione, andando ad evidenziare quali sono, secondo la letteratura internazionale, le principali sfide e lacune ancora presenti, per poi identificare le modalità con le quali il concetto è stato implementato nel policy making europeo. Lo studio ha poi anche fornito una panoramica della sua integrazione nella pratica attraverso un approfondimento di progetti, iniziative e programmi realizzati in diversi paesi europei nell’ambito dei quali il concetto è stato sviluppato concretamente.
Il concetto di sviluppo sostenibile è stato definito per la prima volta nel report Brundtland come lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri (Wced, 1987). L’Agenda 2030 lo descrive come articolato su tre pilastri (oltre al quarto relativo alla governance del sistema): dei tre pilastri che compongono il concetto (sostenibilità ambientale, sostenibilità economica e sostenibilità sociale) l’ultimo non è finora stato posto sullo stesso piano dei primi due, sebbene intersechi le dimensioni del benessere, dell’equità sociale, dell’accesso ai servizi sociali e sanitari e all’istruzione, un’equa distribuzione del reddito, buone condizioni di lavoro, uguaglianza dei diritti, coesione sociale e inclusione, responsabilizzazione e partecipazione nell’elaborazione delle politiche.
L’Europa si è trovata negli ultimi anni ad affrontare diverse sfide che presentano un chiaro impatto sociale, e che richiedono una risposta globale all’azione politica locale, nazionale europea e mondiale: la crescente disuguaglianza tra le generazioni, le migrazioni climatiche, l’iniquità nelle condizioni di lavoro e la crisi produttiva che hanno determinato una crescita della in–work poverty sono questioni strettamente interconnesse nell’ambito degli obiettivi dell’Agenda 2030 e che non possono che essere trattate nell’ambito di una piattaforma comune capace di coniugare politiche di sviluppo economico sempre più verde, capaci di produrre lavoro dignitoso, retribuito equamente, su un piano di parità di genere e di uguaglianza tra i lavoratori, in un contesto nel quale promuovere il superamento della discriminazione nei confronti di migranti, delle persone vulnerabili, delle donne e più in generale delle minoranze. Si tratta di sfide che possono essere affrontate solo con politiche economiche, industriali, sociali, migratorie ed ambientali integrate, seguendo l’approccio dell’Agenda 2030.
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