Secondo me

 

 

 

Io c’ero (e anche da un po’…). E mi ricordo perfettamente come nel 1999 tutti si dicevano preoccupati nell’attesa del nuovo millennio.
Perché? Secondo la teoria riassunta nel detto “mille e non più mille” l’approssimarsi dell’anno mille sarebbe stato caratterizzato da diffusi terrori per l’imminente fine del mondo.
I timori sarebbero stati basati su un brano dell’Apocalisse 20,1-3 e anche su affermazioni attribuite a Gesù Cristo nei vangeli apocrifi.
I più “tenaci” sostenevano che era vero che non era finito il mondo all’arrivo del 1000, ma non ce la saremmo cavata all’arrivo del 2000. Al passaggio, cioè, di un altro millennio… Perché “mille e non più mille” poteva valere a ogni passaggio di millennio.
E così, qualche anno fa, all’approssimarsi dello “scollinamento” del millennio, una certa preoccupazione si sentiva nell’aria e, ovviamente (e “saggiamente”), si cercava di anticipare gli eventuali problemi, guardandosi intorno per cercare di capire dove fosse opportuno intervenire per… evitare catastrofi.

La fine degli anni ‘90 del XX secolo erano stati permeati dall’imporsi dell’informatica e così molti avevano associato l’idea di cose terribili, al passaggio del 31 dicembre 1999, legate a qualche aspetto, appunto, dell’informatica.
E l’idea, da tutti condivisa, era che grandi problemi sarebbero nati dal difetto informatico (bug) che si sarebbe verificato all’arrivo del 1º gennaio 2000 nei sistemi di elaborazione dati (tutte le date scritte nei sistemi informatici erano rappresentate da GG/MM/AA. Cioè due cifre per l’anno, che si incrementavano di anno in anno. Quindi fino al 99 andava bene. Ma per ricominciare da 0 bisognava aggiornare tutti i programmi dei computer).

Secondo questa teoria il “bug” avrebbe portato la distruzione di ogni sistema operativo e… la fine della società umana.
Ma eserciti di programmatori erano riusciti ad arrivare alla soglia di quella famosa mezzanotte rimettendo a posto le routine informatiche.
Pericolo scampato. Il 2000 poteva arrivare.

Era sembrato tutto un po’ faticoso ma, in definitiva, rassicurante. Il mondo andava avanti.
Attenzione però. Nessuno aveva tenuto conto degli eventuali slittamenti del tempo. Dei possibili ritardi, cioè, negli appuntamenti.
E, più o meno un decennio dopo, la grande crisi economica, che ha colpito senza ritegno, ha portato i più a pensare “ecco i problemi del passaggio del millennio. Sono arrivati un po’ in ritardo ma sono arrivati. Così almeno ci siamo tolti il pensiero”.

Ma poi sono passati altri dieci anni. Sembrava che le cose si stessero indirizzando per il verso giusto.
Addirittura gli uomini si stavano accorgendo che i “protagonisti” di vari degradi, che la Terra ci evidenziava, fossero gli uomini stessi.
Si cominciava a parlare di Sostenibilità. E, udite udite, anche a “fare”, nella direzione degli obiettivi che scienziati e studiosi ci indicavano per cercare di rimettere le cose, se non a posto, almeno verso una limitazione dei problemi.
Ancora una volta, forse, non si è tenuto conto dello slittamento del tempo, di eventuali possibili “ritardi” negli appuntamenti.

E si è presentato il 2020. Col suo bel numero “simpatico”, tanto simpatico che ci siamo presi il diritto di pronunciarlo in modo nuovo. Non più duemilaventi, ma ventiventi.
Però a un primo approccio, a un primo sguardo sommario del nuovo decennio, non è stato difficile tornare a riascoltare cose già dette. E non sono pochi coloro che sono andati a “ripescare” il vecchio “mille e non più mille”. “Distratti” da preoccupanti situazioni impellenti, si è messo in secondo piano il percorso virtuoso verso il mondo più sostenibile.
A stento, a fatica, anche il 2020 è passato, lasciandoci tutti un po’ “acciaccati”.

Riusciremo a riprendere fiato? Dobbiamo! Va bene lo “slittamento del tempo”, vanno bene i possibili ritardi negli appuntamenti, ma adesso dobbiamo riprendere il passo.
Nel nuovo millennio ci siamo già per un buon 2 percento. E allora basta col “mille e non più mille”. Abbiamo da fare tante cose. Abbiamo da raggiungere quasi una ventina di obiettivi, nel giro di pochi anni, che dovranno tenerci la testa impegnata nei vari temi della Sostenibilità.
A livello mondiale si torna a parlare di accordo sul clima di Parigi. Ora è il momento di trovare la chiave giusta per la crescita sostenibile in un mondo sempre più globale e sempre più complesso.
Ci sarà tanto da fare e convintamente. Basta “distrazioni”. Basta ritardi.

Il nuovo anno è arrivato. Benvenuto 2021.
A proposito, forse vale la pena non chiamarlo ventiventuno, ma col suo più tradizionale e “domestico” nome: duemilaventuno!

di Ugo Canonici

(da CSRoggi Magazine, anno 6, n.1, Gennaio/Febbraio 2021, pag. 66)

 

 

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