Il punto del Direttore

 

 

 

Recentemente Grammenos Mastrojeni, Vice Segretario dell’Unione per il Mediterraneo ha dichiarato: la sostenibilità è una scelta anche di competitività e non c’è paese che ne possa trarre vantaggio quanto l’Italia. Le nostre imprese sono le più vocate per la svolta sostenibile perché per la maggior parte sono di piccole e di medie dimensioni e perché traggono la loro specificità da tradizioni e saperi locali vicini al territorio e perciò per loro natura sostenibili. In questo quadro è fondamentale l’intervento della sfera pubblica perché le sostenga nella transizione.”

Una precisazione: intendiamo per piccola azienda quella ‘padronale’, cresciuta in un territorio ma che ha sviluppato la propria produzione facendosi conoscere in molti territori, ed anche all’estero.  Il cuore aziendale mantiene l’ancoraggio ad un luogo, ad uno stile valoriale, a processi consolidati e modernizzati con accortezza.

Classici esempi sono certi prodotti alimentari, vini, e un artigianato unico nel mondo come i vetrai di Murano, ecc…

E’ una osservazione che fotografa l’Italia e che piace.
Piace agli stranieri, ai turisti, e a tutta quella gente che crede che i valori della famiglia si possono tramandare. Pensiamo che la svolta richiesta da COP26 e dalla Agenda 2030 sia già una esperienza presente per queste realtà economiche.
Paradossalmente ci viene da pensare che gli investimenti per quelle piccole aziende non impatteranno direttamente sul PNRR.

A Mastrojeni ha fatto eco la dichiarazione di Raffaele Cattaneo, Assessore all’Ambiente della Regione Lombardia: “Servono infatti incentivi forti per non far pagare il prezzo di questa transizione solo ai più deboli”.
Il pensiero sulla Transizione Ecologica corre anche verso queste piccole realtà economiche che sono l’intelaiatura culturalmente più importante del nostro paese.
La questione dell’Innovazione e del Cambiamento per lo sviluppo sostenibile fa sorgere alcune domande: su quali soggetti peserà maggiormente? Chi sarà costretto a fare profonde trasformazioni?

Il PNRR a chi si rivolge principalmente?
Si potrebbe immaginare che culturalmente la piccola impresa possa insegnare molto proprio in tema di trasformazione e di attenzione al territorio.
Il Tema della Reputazione è centrale nello sviluppo economico che funziona.

Dove manca questa mentalità? Dove vediamo una assenza grave che deve trovare grandi riforme?
Vorrei citare, prima di tutto, le realtà produttive lo Stato e la Pubblica Amministrazione.
E’ la Burocrazia statale, l’incapacità di Governo del Sistema e lo sperpero di denaro pubblico che richiede una grande attenzione e una vera Riforma, una necessaria Innovazione.
Lo Stato mostra una incapacità di Governance in tutti i suoi gangli vitali, centrali e locali, e dimostra una provvisorietà di sguardo al tempo, al cambiamento, che toglie quella speranza cui tutti anelano.

Quante cattedrali del deserto lo documentano!
Mancano notizie sulla sanificazione del territorio: le foreste, i fiumi e i torrenti, porti e bagnasciuga, ponti e strade, tratte di ferrovie obsolete e pericolose, rifiuti e loro gestione integrale, cura delle acque, vivibilità in città…ecc.  Vi sono forse già tanti progetti pronti per l’avvio, ma le risorse non bastano per ogni esigenza, il PNRR non risolve tutto.

Collaborano grandi aziende e vanno notati i loro impegni: ad esempio è di qualche giorno la dichiarazione di Francesco Starace, Amministratore Delegato di ENEL, sull’impegno di giungere entro 20 anni a zero emissioni di CO2”. Le case automobilistiche corrono decisamente con l’elettricità…
Banche, Finanza, Tecnologia, Agroalimentare mostrano una grande dinamicità, che si traduce in una grande disponibilità a recepire il Recovery Fund nelle sue declinazioni.

La piccola Imprenditoria insegna: a tutti, ma soprattutto alla Pubblica Amministrazione, alla Burocrazia, alle persone che fanno funzionare ( o non funzionare) il Sistema Pubblico e mostrano una mentalità  culturalmente importante e direi NUOVA.

Sono queste le persone che traggono il gusto per il lavoro, la passione per i buoni risultati da sé stessi, dalla avventura umana che li ha generati, è gente seria, sofferente e appassionata brontolona, ma sensibili al dialogo, disponibili a cimentarsi in nuove avventure, legati al territorio.

Donne e Uomini che hanno una consistenza che deriva da ragioni che pescano nel presente e nel passato, proiettate verso il futuro. Abituate a lavorare insieme, a concepirsi insieme.

Questa è la Scuola del Lavoro.
Utile alla Pubblica Amministrazione, per il Buon Governo. Utile a coloro che desiderano imparare a lavorare per dare risultati positivi.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

 

 

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