Il punto del Direttore

E’ notizia recente -28 Aprile 2021 – che la Camera Nazionale della Moda Italiana sta dando un nuovo impulso al proprio impegno per una vera trasformazione verso la sostenibilità della filiera della moda.
La pubblicazione delle “Le Buone Prassi di Fabbricazione – Linee guida sull’Uso dei prodotti chimici nelle Filiere Produttive della Moda” è un segno tangibile del desiderio di vero cambiamento verso una inversione di tendenza così come si è visto nell’ultima settimana della moda.

E’ VOGUE che in un articolo di Emily Chan molto impietosamente a Marzo 2021 ha messo sotto la lente di ingrandimento il mondo della moda davanti ai grandi problemi ambientali creati dalle case produttrici. Ha titolato infatti:” Su 315 appunti dalle passerelle e comunicati stampa raccolti durante le sfilate a New York, Londra, Milano e Parigi, solo il 26% ha fatto un chiaro riferimento alla parola sostenibile e alle pratiche socialmente responsabili della produzione dei loro capi”.

Alcuni dati solo preoccupanti, continua l’articolo di VOGUE: “l’industria della moda è responsabile di una percentuale di emissioni di gas serra che vanno dal 4% al 10% che supera addirittura il livello di emissioni annuali complessivi di Regno Unito, Francia e Germania.”
Di fatto le emissioni di Gas serra stanno aumentando (abbigliamento e calzature) e sono destinate a salire dell’8% entro il 2030 con circa 102 milioni di tonnellate l’anno.
Un recente report condotto dalla Global Fashion Agenda insieme ai consulenti gestionali di McKinsey ha riscontrato che le emissioni di CO2 sono destinate a raggiungere i 2,7 miliardi di tonnellate all’anno entro il 2030.Il Gas serra è uno dei gravi problemi che la moda si trova a dover superare, si aggiungano poi i rifiuti e l’utilizzo di sostanze chimiche difficilmente eliminabili.
Vi sono infine prese di posizioni importanti di Direttori Artistici e Design che lanciano appelli per una inversione di percorso.

E’ davanti a questa realtà che fa ben sperare la pubblicazione della Camera della Moda Italiana.
Non è la prima volta che ci si occupa del problema, ma questa volta lo si fa davanti ad una realtà che si direbbe incontrollata e diffusa.
Le Buone Prassi di fabbricazione – suggerisce il testo – intervengono in ogni fase di elaborazione di un prodotto: per minimizzare i rischi e incrementare la conoscenza.
Durante le settimane della moda, qualche redazione di uffici stampa, in più occasioni, ha fatto cenno a alcune modificazioni introdotte per realizzare prodotti sostenibili: sia nella descrizione dei materiali, sia nella maggiore attenzione alla sobrietà e alla attenzione alla sostenibilità.
Alcuni marchi prestigiosi come ARMANI, GUCCI, PRADA, VALENTINO, FERRAGAMO mostrano e comunicano direttamente la propria consapevolezza di nuovi scenari che qualificano prodotti sostenibili.

Il cambiamento è tanto più necessario davanti alle devastazioni create dal clima incontrollabile, dallo stesso territorio devastato.
Non si può fare finta di niente e pensare che il lusso e il business nel dopo Covid possa continuare a progredire come se il problema non fosse attuale e grave.
E sarebbe ancor più interessante che le Maison iniziassero a raccontare i parametri del loro cambiamento di paradigma.
E’ questo tipo di comunicazione che manca.

C’è una esigenza di conoscenza di temi come quelli legati alla sostenibilità che non si risolvono mettendo unicamente un forte accento sulla parola “sostenibile”.
Il consumatore ha vaghe idee sulla parola sostenibilità. E’ spesso confuso.
Occorre che le più prestigiose case di moda inizino a raccontare: come è avvenuta la decisione che ha introdotto i cambiamenti, cosa ha comportato in termini di competenza e di costi, a cosa si è dovuto rinunciare e quale è stato l’arricchimento.

Senza racconto non c’è storia e senza la storia non c’è notizia.
Senza notizie condivise non nasce una mentalità e una conoscenza diffusa. Non c’è più cultura.

I veri protagonisti della trasformazione sono gli acquirenti.
Una scarsa considerazione e una parzialità informativa sulle tematiche connesse allo sviluppo sostenibile generano una clientela superficiale e poco sensibile alle attività introdotte nelle Maison per rendere la moda diversa e sostenibile.
La Camera della Moda insiste per una sostanziale modificazione di tendenza e della produzione.
Ogni trasformazione comporta costi ed investimenti: perciò il consumatore deve essere informato delle novità di trasformazioni avvenute per rendere la sua vita e quella dei prodotti acquistati migliore.
Solo l’evidenza raccontata cambia la mentalità e rende possibile trasformazione e cambiamento responsabile.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

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