L’Unione Europea è il più grande importatore di energia al mondo: spende 400 miliardi di Euro all’anno per comprare dall’estero più della metà dell’energia che consuma. E anche l’Italia fa la sua parte: è il più grande importatore di energia elettrica al mondo. Acquista il 15% della propria elettricità e la quota di maggioranza arriva proprio dal nucleare francese.

Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2016 l’Italia ha consumato 1.27 milioni di barili di petrolio al giorno, pari a un consumo annuale di quasi otto barili per ogni cittadino, esattamente come nei tre anni precedenti.

Nello stesso periodo, il nostro Paese ne ha prodotti 74 mila al giorno (meno del 6% del consumo) attingendo alle riserve nostrane stimate in 572 milioni di barili. A questo ritmo di estrazione, le riserve potranno durare 21 anni, più a lungo dei 10 anni stimati complessivamente per l’intera Europa.

Il petrolio estratto qui è stato utilizzato per la maggior parte per far fronte ai consumi interni mentre sono stati venduti all’estero solo 12 mila barili al giorno. Dall’estero, invece, abbiamo dovuto importare 1.22 milioni di barili di petrolio al giorno.

Passando al gas, nel 2016 abbiamo consumato 69 miliardi di m3. Poco più di 3 m3 al giorno per ogni italiano. Ne abbiamo invece estratti 5,8 miliardi di m3 – soprattutto dall’Adriatico – dedicandoli quasi completamente al consumo interno ed esportandone solo 210 milioni di m3. A questi ritmi, le riserve nazionali stimate potranno durare 7 anni, mentre quelle complessive europee dovrebbero durarne 18.

In caso di problemi, possiamo comunque contare su 12 miliardi di mdi gas stoccati principalmente in giacimenti esauriti, che salgono a 17 miliardi con le riserve strategiche.

Dall’estero, abbiamo dovuto importare complessivamente 63,8 miliardi di m3: quasi il 6% dell’intero commercio di gas mondiale nel 2016. Questo ci mantiene al quinto posto assoluto nella classifica dei maggiori importatori, dopo Giappone, Germania, USA e Cina ma prima di Francia, Gran Bretagna e Corea del Sud.

(…)

La chiusura definitiva delle centrali elettriche a carbone e la loro sostituzione con quelle a gas rappresenterebbe un vantaggio decisivo nel processo di decarbonizzazione e di difesa dell’ambiente previsto dall’Accordo di Parigi sul clima già ratificato da 195 Paesi. Non solo. Anche in futuro le moderne centrali a gas potranno essere impiegate in combinazione con le energie rinnovabili per compensare le oscillazioni stagionali e giornaliere della domanda di energia con la discontinuità di produzione di energia caratteristica delle fonti rinnovabili.

Per questo il via libera al gasdotto TAP (costruito non a spese nostre ma di chi ci vende il gas) e di Eastmed – che ci porterà gas da Israele – ci permetteranno una ulteriore diversificazione delle fonti e una minore dipendenza da eventuali problemi dei Paesi che producono gas o che ne ospitano i gasdotti.

Leggi l’articolo completo di Luca Longo, sul sito eniday.com

(da Newsletter Eniday del 13 aprile 2018)

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